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Tutti al mare!

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Affluenza al voto in Abruzzo al 52,2%, la più bassa di sempre. Com’è stato due settimane or sono per la Sardegna, il partito di maggioranza relativa è stato quello dell’astensione: 48%!

La Destra riconferma il suo primato nella regione perché il “campo largo”, in Abruzzo era addirittura “larghissimo”, non convince al punto da non costituire uno stimolo per un elettore su due a schiodarsi dall’apatia e andare al voto.

“Dai che questa volta vinciamo!” a sinistra non funziona più da un pezzo: più o meno da quando una coalizione che ha fatto breccia nelle pulsioni primarie del medioman italico riesce ad aggiudicarsi il governo del Paese parlando proprio come “mangia” (ne ho scritto qua: https://ittica.org/parla-come-mangi/ ). Al contrario, coloro che citano economisti impegnati e modelli di sviluppo virtuosi, quando va bene, vanno tutti insieme a fare apericena nel locale di tendenza. Perchè in fondo, se ci si affranca dalla povertà, sia per meriti propri o di militanza, a sentirsi “arrivati” è un attimo.

L’effetto Sardegna non c’è stato semplicemente perché non esiste.

In Sardegna ha vinto Todde perché la destra meloniana, convinta di fare filotto, ha affossato Solinas per puntare su Truzzu. Tuttavia le liste di destra hanno raccolto nel complesso più consensi di quelle di centrosinistra. Infatti i voti a sostegno di quest’ultima sono stati 290.720, mentre le liste a sostegno della destra hanno raggiunto le 333.873 preferenze.

La Sardegna, dunque, è rimasta in maggioranza di destra, ma sarà governata dalla minoranza, perché ormai “le elezioni consistono nell’incoronazione del CAPO” (cit. Sergio Bagnasco). Per farla breve, grazie al fatto che Todde ha ispirato più fiducia come persona della misticanza di partiti che la sostenevano e all’harakiri del voto disgiunto, si cambia timoniere. Resta il fatto che nel complesso i sardi continuano a preferire i partiti di destra.

In Abruzzo invece Marsilio ha preso la maggioranza assoluta dei voti. La Destra avrà il 60% dei seggi, come Todde in Sardegna, ma almeno è stata votata da quasi il 55% di chi si è recato alle urne. È evidente che nel “campo largo” o “larghissimo” la confusione la fa da padrona.

Come scrivevo ieri, se c’è una cosa che Meloni ha mutuato dal piazzista di Hardcore più e meglio del Girasagre (a cui sta “succhiando” i voti di fallocefali e binari sempre alla ricerca di un condottiero), è che gli italiani, dopo decenni di populismo, sono pronti a bersi qualsiasi puttanata.

In Abruzzo sono state le promesse di finanziamenti a pioggia arrivate nelle ultime sue settimane a convincere la ggente a riconfermare Marco Marsilio, uno che non sa neppure quanti mari lambiscono la sua regione. Per dire.

Non serve rimarcare che Meloni esce rafforzata da questo voto, mentre l’opposizione subisce l’ennesima battuta d’arresto nel processo di costruzione di un’alternativa credibile.

Troppe sono le divisioni interne nel PD che non riesce a togliersi il vizio di remare contro il segretario di turno, sport preferito dei trojan ex renziani convertitisi, senza neppure troppa catechesi, al verbo neoliberale di Bonaccini.

Anche i 5* non godono di buona salute e l’aver più che dimezzato i consensi in entrambe le regioni allontana Conte da quella posizione paritaria che, forse, si era illuso di avere raggiunto dopo aver messo in minoranza i Di Maio e le Castelli alzando, seppur di poco, il livello medio della classe dirigente del Movimento.

Se si può assumere come vero che l’unità di PD e 5* con le altre forze di sinistra da zero virgola rappresenta l’unica prospettiva per costruire uno schieramento realmente competitivo, per essere credibili nei programmi toccherà lavorare ancora parecchio prima di arrivare a presentare un programma chiaro, concreto e comprensibile di riforme sociali. E, soprattutto, sarà necessario smettere di nuotare nello stagno centrista dei paperotti litigiosi Renzi e Calenda.

A breve vi saranno altri confronti importanti tra il sedicente campo progressista e la destra. Chi vuole avere la conferma anticipata del 4 a 1 che sarà e giocarselo alla Snai, può guardare al Piemonte.

Segue…

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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