Sinceramente dai, come si fa a conciliare l’adesione di Schlein allo sciopero generale in Italia e il voto in Europa a favore della commissione von der Leyen parte II?
La segretaria del PD accusa Meloni di calpestare i diritti dei lavoratori e di varare politiche di austerità e poi, insieme a Meloni, vota una commissione in cui il titolare dell’economia è il rigorosissimo lettone Dombrovskis e al budget va il polacco Serafin, braccio destro del leader Tusk, un altro conservatore di stampo liberale nato e cresciuto in un paese ex comunista e, come tale, contrario ad ogni politica espansiva.
Oh, sia chiaro, questa è gente che manderebbe Keynes al gabbio tanto è imbottita di antistatalismo e allo stesso tempo di foga neoliberista. Guarda tu cosa tocca fare alle austere aristocrazie europee per garantire la riscossa del capitale: campagna acquisti tra gli ex Urss. Sarà anche per questo motivo che si foraggia la guerra in Ucraina, per procurare nuova classe dirigente.
Ma dicevamo di Schlein… Dunque, se abbiamo ben compreso l’andazzo (la rima fatela voi), la groupie di Obama prestata alla politica è per la difesa del welfare in Italia e, contemporaneamente, conservatrice e rigorista in Europa, tutto in nome della responsabilità e della “vigilanza democratica”. Della serie oggi si vola con la supercazzola.
E poi c’è Lei, la Presidenta.
In questi giorni che precedono il Natale, Giorgia va ospite ovunque non le facciano domande a confutazione per infiocchettare il “pacco” della crescita occupazionale. E lo fa dichiarandosi soddisfatta a 360° per i dati sull’occupazione, un risultato storico, Ella dice, mai visto prima.
Purtroppo o per fortuna, ma sta di fatto che noi siamo inguaribili pizzicamerda anarconichilisti e ci piace verificare. Va da sé allora che siamo andati a spulciare un po’ in giro per scoprire quanto segue:
– L’occupazione cresce sì, onorevoli camerati, ma solo nel settore del terziario privato, del commercio, della ristorazione e del turismo: in pratica rider, camerieri e personale in giacchetta gestito da cooperative fintorosse che pagano tre sbembli e mezzo l’ora. Questa “crescita” si caratterizza per un basso valore aggiunto, basse qualifiche e bassi salari, ma ne abbiamo già parlato qua a proposito di Torino: https://ittica.org/sembra-di-stare-a-torin-semicit/
– I rapporti di lavoro sono prevalentemente part time, a partita IVA o con contratti “atipici” e “pirata”. A questa situazione, che è ormai una prassi per i giovani, si devono adeguare anche coloro che, a seguito di ristrutturazioni aziendali o di semplice avidità padronale, si ritrovano a doversi ricollocare sul mercato pur con curricula di tutto rispetto.
– Le imprese sono piccole e piccolissime, altroché terziario avanzato, così si può licenziare meglio e le cause di lavoro sono minime, Di imprese solide neanche l’ombra.
– Aumentano le ore di cassa integrazione nel settore industriale in genere, nell’automotive e nel suo indotto, nel tessile, nell’abbigliamento e diminuiscono le ore lavorate in tutto il manifatturiero. Però, a sentire i piangini degli imprenditori, il problema non sono gli stipendi da fame, ma la voglia di lavorare che manca.
In buona sostanza quella descritta da Meloni nelle ospitate presso i compiacenti Vespa e Porro è un’illusione, un castello di carte combattuto a parole da un’élite di arrivati perlopiù di provenienza renziana, ma che nei fatti consegna il paese al rischio del collasso strutturale, se i settori primari non tirano e non sostengono i consumi e la crescita (un mito, quello della crescita infinita, che andrebbe rivisto quanto prima). Anche di questo ne abbiamo detto qua, sempre che vi vada di approfondire: https://ittica.org/le-dioscure/
Ma Meloni è soddisfatta e Schlein vigila. Se non fosse che siamo pure atei, verrebbe da dire che ci rimettiamo nelle mani di Dio.
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