I dati dell’ISTAT e del Forum DD ci dicono sostanzialmente due cose: in Italia chi è ricco lo è sempre di più e lo stesso accade a chi è povero. I numeri, mica la propaganda meloniana o le supercazzole di Elly Mascetti Schlein, parlano ormai di oltre dieci milioni di poveri: un quinto della popolazione!
Oggi in Italia si è poveri pur avendo un lavoro. Questa è la realtà dell’incontestabile restaurazione neoliberale in atto, la stessa che a Bruxelles ha trovato sia i voti dei nipoti del qncə che quelli di Bonaccini, Gualmini, Picierno e di tutto il carrozzone europiddino con la sola eccezione di Strada e Tarquinio.
Sinistra e destra di governo, non ci stancheremo mai di ripeterlo, sono un blocco monocolore che non ha fatto altro, negli ultimi quarant’anni, che limitarsi al ruolo di esecutore dei potentati industriali prima e finanziari poi. La realtà è che oggi chi lavora – se lavora – guadagna meno, spende di più e si rompe l’apparato riproduttivo assai.
Problema: come si porta quest’informazione a un numero sufficientemente vasto di persone, così da generare un effetto volano che produca l’elaborazione di una coscienza critica, perché di classe è osare troppo, in grado di leggere l’offerta politica attuale per quello che è, vale a dire morchia bipartisan spacciata da veline padronali e Istituti Luce per oliva taggiasca DOP?
Perché i seggi a Ursula von der Draghen non li ha portati la cicogna!
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