L’indagine realizzata nell’ambito del programma dell’Ocse per la valutazione internazionale delle competenze degli adulti (Survey of Adult Skills) rivela che nel nostro paese un adulto su tre non riesce a leggere e comprendere testi scritti e informazioni numeriche. La conseguenza è che, nel rapportarsi con gli altri, il 30% degli italiani ha difficoltà nel raggiungere un obiettivo in situazioni tanticchio più complesse dei cinque “basici”: palla, pappa, cacca, gnagna e qnx.
Potremmo fare del facile sarcasmo sulla quasi identità tra il numero di analfabeti funzionali e gli elettori dell’attuale maggioranza di governo. Tuttavia in Italia vota un italiano su due e il 30% di consensi del 50% che va alle urne fa il 15%: i conti non tornano. A questo punto l’elettore destrorso medio è in buffering e il ragionamento prosegue per tutti gli altri.
Battute a parte, è troppo facile liquidare Meloni e Salvini, gli sceneggiatori del neo neorealismo italiano ( https://ittica.org/la-pesciarola-e-il-girasagre-il-neo-neorealismo/), dando la colpa ai baluba che li votano. I due leader, udite udite, non sono spuntati per caso una notte sotto l’albero dei fessi, ma sono il prodotto finale dell’ “autoritarismo legale” che sta cavalcando la riscossa di quelle élite che, tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, sentendosi minacciate dall’allargamento dei diritti fondamentali, primi fra tutti quelli all’istruzione e alla salute, hanno deciso di fare selezione naturale attraverso il principio del “meno Stato e più Mercato”.
Prendiamo come esempio Il combinato disposto da questo governo fra autonomia differenziata delle Regioni e premierato forte, vale a dire la morte della democrazia costituzionale nata dall’antifascismo. E come pensate che possa essere portato a compimento un punto fondamentale della controrivoluzione dei pochi verso i molti? Ma con il consenso di cittadini anestetizzati dalla propaganda e resi tali dal progressivo annientamento dell’asset dell’istruzione pubblica intesa come qualcosa di più che un accumulo di nozioni di natura prevalentemente tecnica, è chiaro!
Vero è che in un mondo di saputelli in cui ciascuno tira acqua al mulino dei suoi meschini privilegi sarebbe culturalmente proficuo, ma praticamente improduttivo, stare ore a disquisire del ruolo che la cultura della tecnica gioca nel plasmare il modo di stare al mondo delle società umane. Immagino, con non poco sforzo per non ridere, il neoministro della Cultura Giuli e Chiarasifaperdire Valerio ospiti in combo alla convention annuale di Atreju (ma anche il pratone di Pontida va bene) per discutere dell’importanza di Heidegger nel definire l’essenza della tecnica. Sai quanti motori ingolfati dopo cinque minuti?
Noi al solito qua sopra, per mantenere fede al nostro impegno di rimanere seri ma non troppo, la vediamo un po’ più easy e continuiamo a proporre il nostro mantra da rivoluzionari del tastierino: «Viviamo in un’epoca in cui i populismi illiberali di destra trionfano nella funzione di temperamatite della restaurazione neoliberale. Ma quale fascio all’uscio, dai! Dal canto suo il cosiddetto progressismo “de sinistra” , dopo aver cantato per decenni nel coro del pragmatismo global in economia e del mero mantenimento del potere in politica, appare oggi assolutamente inadatto a suscitare consapevolezza e a indicare prospettive utili a illuminare un orizzonte che superi in qualche modo l’attuale paradigma socioeconomico» (cit. Marco Covertino, ittica.org, articolo https://ittica.org/il-blocco-monocolore/ ).
Nella desertificazione culturale del Paese Italia, in cui gente che sfigurerebbe al Bar Sport capita invece che lo governi, Licio Gelli avrebbe avuto di che gioire vedendo realizzato in buona parte il suo noto Piano.
Smack! 💋
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