Ittica Newspolitica italiana

Tirana a campa’

3 Mins read

Buttarla in caciara sempre

Ieri il Girasagre si è presentato davanti alle telecamere del Tg1 facendo la voce grossa  con un monologo ignorante ed eversivo sui giudici di Roma e Palermo. Nel frattempo gli alleati di governo Meloni e Tajani, nel ruolo di coristi, facevano il controcanto difendendo il pasticcio albanese più o meno con gli stessi argomenti.

Da quanto sta emergendo sugli accordi tra il governo italiano e quello albanese, appare chiaro anche a chi ha un deficit dell’attenzione che questo è solo l’ennesimo provvedimento destinato a rivelarsi per ciò che è: propaganda  e spreco di denaro pubblico tali da confermare la totale inadeguatezza di un manipolo di improvvisati e di chi li consiglia nell’agire. Invece per gli stessi ideatori ed esecutori in pecunia la figura barbina è la conseguenza del solito gombloddo ordito dall’alleanza fra magistratura e sinistra. Ma ci sono o ci fanno?

Dopo aver sperperato una cifra che si approssima al miliardo di Euro, tra costi palesi ed occulti, il governo non trova di meglio da fare se non imbastire il solito armamentario di piangini e slogan berlusconiani. Se un giudice dà loro torto è un comunista che complotta con Schlein, quella che al massimo arriva a definirsi una “nativa democratica”. Per dire.

La “campagna” d’Albania

La questione rimane quella di Meloni che sta navigando in acque difficili: da un lato, la necessità di rispondere alle istanze di sicurezza e di controllo dei confini che, a dirla tutta, l’Unione Europea ha scaricato economicamente sui paesi di primo approdo come il nostro; dall’altro, urge trovare qualunque appiglio che serva a sviare da una Legge Finanziaria che premia i profitti, il privilegio e l’evasione di chi ha già tanto e lascia a bocca asciutta il ceto medio, il sottoproletariato delle periferie e gli habitué da osteria che li hanno votati.

L’immigrazione è da sempre un cavallo di battaglia del centrodestra. Già da prima della campagna elettorale che l’ha portata al premierato, Meloni aveva promesso il «blocco navale subito», qualsiasi cosa abbia voluto significare questo slogan per binari e fallocefali. Una volta arrivata a Palazzo Chigi, giusto il tempo di distrarre un po’ di fondi dai capitoli Sanità e Istruzione, la patriota Giorgia ha tirato fuori il proverbiale coniglio dal cilindro annunciando, con il dovuto tripudio della stampa da lecca e della TV di Stato ormai ridotta ad un’imitazione dell’Istituto Luce, la realizzazione di centri per migranti in Albania in cui trasferire gli immigrati sbarcati in Italia.

Meloni ha spiegato più volte che l’obiettivo è quello di alleggerire la pressione sul sistema di accoglienza italiano e allo stesso tempo dissuadere i migranti e quindi ridurre le partenze dai paesi del Nord Africa. Chi ha avuto la voglia e la pazienza di analizzare con perizia contabile l’andare e venire di barche tra Italia e Albania, le trasferte pagate al personale, tutto italiano, che si occuperà del funzionamento dei centri, i costi di riqualificazione di edifici fatiscenti, la digitalizzazione delle richieste di asilo e dell’assistenza legale che avverranno quasi esclusivamente da remoto si è confrontato con dati parziali e approssimativi che aumentavano di mese in mese.

Con un bilancio stimato in 160mln l’anno per i prossimi cinque anni l’Italia si farà carico di ogni costo necessario all’alloggio e al trattamento delle persone accolte, compreso il vitto, le cure mediche e qualsiasi servizio ritenuto necessario (fonte Ministero dell’Interno). Una qualunque persona in grado di far di conto banalmente con addizioni e sottrazioni ora si porrebbe la seguente domanda: “Perché si dovrebbero risparmiare dei soldi trasferendo gli immigrati in un altro paese sostenendo tutte le spese?”

Sovranisti da strapazzo

In attesa che qualche ragioniere sputtani una volta per tutte il reparto contabilità del governo, un secondo fronte di polemica riguarda la sentenza del Tribunale di Roma che ha messo in discussione il rispetto delle normative europee. La decisione di non convalidare il trattenimento di migranti provenienti da Paesi considerati non sicuri  ha sollevato ulteriori dubbi sulle scelte politiche poste in atto dall’attuale esecutivo. Le recenti affermazioni del Girasagre e del ministro della Giustizia Nordio pongono interrogativi sul possibile superamento della supremazia del diritto europeo, un principio che è stato accettato dall’Italia con la sua adesione all’Unione Europea. E allora delle due l’una: o questi si decidono a uscire dall’Europa, tornare all’autarchia, alle battaglie del grano, alla Lira o al Giussanino, prendendosene tutte le responsabilità, oppure aprono qualche testo giuridico e iniziano a studiare.

Nel frattempo i giuristi per caso del governo, lungi dal provare almeno un po’ di vergogna, annunciano improbabili decreti destinati ad un unico risultato: il fiasco.

🌹🏴‍☠️

 

 

 

 

 

378 posts

About author
Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
Articles
Related posts
Ittica NewsStorie Diverse

Cuoricini un cazzo

1 Mins read
La strategia di Gioggia Fact checking n°1: fare da scendiletto a Trump non sta funzionando La cariatide ciuffata giusto ieri ha detto…
Ittica NewsSocietà e Cultura

La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza

3 Mins read
Sarebbe stato meglio che Togliatti si fosse dedicato anema e core a una Norimberga italiana, a veder dondolare da una corda gentaglia…
Ittica NewsSocietà e Cultura

"Cuoricini"

1 Mins read
Confesso: anche quest’anno ci sono cascato e ho guardato Sanremo. Non che debba giustificarmi del mio essere un medioman, ma ero curioso…
Entra nella Ittica Community

Non perderti i contributi dei nostri autori e rimani aggiornato sulle iniziative ittiche!