Il livello del dibattito politico italiano ha ormai abbassato così tanto l’asticella da dover scavare per passare sotto. Se da un lato c’è un governo ormai in preda alla paranoia con la Presidenta che ha paura pure della scorta, casomai venisse fuori qualche nuovo scandaletto erotico, dall’altro c’è un’opposizione perennemente incartata sui temi sociali.
Harris surclassa un Trump vecchio e ripetitivo raccontando un sacco di fregnacce su inflazione, sanità, guerra e gli unicorni giù ad applaudire. Draghi presenta il suo compitino neoliberista e guerrafondaio a von der Leyen ed eccoli ancora a spellarsi le mani. Schlein chiude la Festa dell’Unità con due ore di supercazzole e niente, solo applausi: è lei l’anti Meloni!
Allora, per non deprimermi troppo in attesa di un autunno che si preannuncia caldo, ho iniziato a leggere il libro di Sahra Wagenknecht “Contro la sinistra neoliberale”. Già dal titolo è facile intuire che l’autrice, a differenza della sinistra patinata nostrana, non si preoccupa tanto del fascio all’uscio quanto di ciò che succede nel condominio valoriale socialista. Il lavoro di Wagenknecht si divide in due parti, la prima intesa a descrivere e diagnosticare la “sinistra” neoliberale; la seconda presenta programmi e idee per una sinistra più “tradizionale”. Ma non voglio spoilerare troppo. Aggiungo pure la rilettura di “Tempo guadagnato”, di Wolfgang Streeck, e la sera mi addormento con la consapevolezza di non dover temere più di tanto la ciurma nostalgica di incapaci periziati da qualche università privata, ma assai di più il carretto unicornista parolaio capitanato dalla groupie di Obama. Però dai, hanno studiato al Dams!
Per il prossimo futuro, sempre che si arrivi ad averne uno, sarà forse il caso di aggiustare un po’ il tiro onde arrivare a distinguere l’appartenenza ad un’area politica dall’organizzazione del dissenso. Che non è necessariamente sposare le boiate di Vannacci, ma neppure le supercazzole di Schlein. Basta vedere come i fan dell’armocromismo non sono stati in grado di leggere, dal pergolato degli arrivati, fatti politici come Corbyn nel Regno Unito, Melenchon in Francia e, buona ultima, proprio la Wagenknecht: tutta gente che ha tracce di sinistra nel Dna e che sarebbe bastato copiare solo un poco. Invece gli intellettuali “de sinistra” hanno preferito ingaggiare con la finta sinistra neoliberale un corpo a corpo più polemico che critico. E sempre “civil rights oriented”.
Naturalmente parlo così perché sono un marxista etero cisgender che fa del sarcasmo pucciato nell’accidia patologica provocata non solo dalle perle di puro avanspettacolo dei fasci, ma un po’ anche dalla fintosinistra dei fotografi del bello e dell’ossessione dell’ “Io”.
Intanto la Quarta Repubblica, fottendosene di me che blatero qua sopra e di voi che credete che il problema siano i pronipoti del salame appeso, avanza tra gnegne parolai, macchiette di regime, fondi pigliatutto e bollettini di guerra.
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