Qualche giorno fa Trump ha fatto un’affermazione pesantissima: “Mosca attacchi pure i paesi della NATO che non pagano”. È un colpo durissimo inferto all’Alleanza Atlantica e, contemporaneamente, un messaggio inviato sotto forma, neppure troppo velata, di una minaccia di abbandono dell’Europa a sé stessa, almeno per quanto riguarda le forniture belliche che, secondo gli strenui difensori dell’atlantismo, impedirebbero a Putin di arrivare a Parigi passando per la riconquista dell’Ucraina e delle repubbliche baltiche.
In sintesi siamo messi così: da una parte Biden, un vecchio rincoglionito che, se recita una parte per disorientare gli avversari (ma perché poi?), merita l’Oscar; dall’altra un guascone ciuffato fortemente tentato dal ripiegamento verso l’interno degli USA, visto e considerato che il suo elettore medio ha le corna di bufalo sul pick up e sta seduto sul dondolo in veranda con l’ M4 carico in attesa che i “musi gialli” sbuchino dal suo campo di mais.
In entrambi i casi l’assenza di una politica estera americana che non sia affetta da gradi diversi di schizofrenia non fa altro che aumentare la paura nel Vecchio Continente, a tal punto da far (stra)parlare Crosetto, Meloni e ora anche il Girasagre della necessità di avere un esercito di riservisti.
Allora io mi domando: come si fa a fare propria una visione che porta ad accettare la possibilità che l’Europa si esponga al rischio di diventare ancora una volta il teatro principale di una guerra dalle conseguenze che rimandano alle distruzioni della WWII?
La risposta di chi non usa la testa come contrappeso del culo dovrebbe essere quella di volere davvero un’Europa federale, invece di limitarsi a parlarne nei convegni “amarcord” a Ventotene o alla Leopolda. Per fare questo, bisognerebbe dotarsi di una politica estera autonoma dal padrone americano, ma senza rinunciare a un minimo di intesa su una difesa comune. Spiace dirlo, ma Putin, o qualunque altro zar che la Russia produrrà in futuro, avrà sempre la connotazione del simpatico figlio di puttana che ti brucia la casa, stupra tua moglie e tua figlia, arruola tuo figlio nella milizia e, dopo averti fatto vedere il film, ti taglia la gola.
Resta un’ ultima osservazione da fare: un’Europa federale non sarà possibile se i sovranisti vinceranno le prossime elezioni. Non sarà certo Meloni, che ha fatto del nazionalismo il suo fondamento identitario, a portare acqua alla casa comune europea. Men che meno saranno il Girasagre e i suoi amici nazi a farlo.
Qualcuno a sinistra ha citato di recente il monito di Mitterrand (certo non un santo, ma vai a trovare di meglio di questi tempi): “il nazionalismo è la guerra”. In effetti la sinistra è bravissima quando si tratta di citare o di indignarsi per Ghali censurato dalla Venier e da Repubblica, meno bene va quando si tratta di ” mollare le menate e di mettersi a lottare” (cit.).
Io ricordo anche queste parole pronunciate dal presidente francese davanti al Parlamento Europeo nello storico discorso del 1995: “La guerra non è solamente il nostro passato, può anche essere il nostro futuro”. Ecco, mai come oggi suonano come un terribile presagio.
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