Testo di riferimento
Benita Rocco Gentile Farinacci, Elementi di storia dell’arte contemporanea, ed. Atreju-Altaforte, MMXXIV
Autrice: Giorgia Meloni
Titolo dell’opera: L’urlo
Anno: 2024
Tecnica pittorica: Odio su tela
Dimensioni: Ventennio x Ventennio
Città: Garbatella
Museo: Palazzo Venezia
N°di inventario: Anno II, Nuova E. F.
Breve descrizione dell’opera
L’urlo come essenza di sé è la caratteristica fondamentale della pittura di Giorgia Meloni. L’imperativo concettuale dell’artista è quello di alzare costantemente il tono fino a quando il nero che sta sullo sfondo diventa il protagonista della tela.
Genesi e contestualizzazione de “L’urlo”
Urlando cose a caso, l’artista Meloni ricostruisce una storia italiana dipinta apposta per un pubblico di fallocefali nostalgici, di binari e di rosiconi. È il ritorno di certa pittura di Mario Sironi e Ardengo Soffici, ma rivisitata con gli occhi che strabuzzano e l’accento di borgata.
Urlando, Meloni si cala tra i più importanti autori del nuovo filone del “becerume contemporaneo”. Suoi ispiratori sono infatti l’americano Trump, l’argentino Milei, uno che dipinge con la motosega, l’ucraino Zelensky e la maggiore rappresentante della tecnica dell’austerity, la tedesca von der Leyen.
Urlando, Meloni celebra il paradosso di un paese in cui aumenta il numero degli occupati per il solo effetto della “precettazione” sul lavoro di ultracinquantenni che diversamente non sarebbero in grado di ricevere una pensione decente.
Urlando, Meloni spennella il Pil, fermo allo 0,5%, come se crescesse a due cifre e mette in un angolo remoto del quadro i 100 mld di utili delle banche in due anni senza che queste abbiano ricevuto alcun aggravio di tassazione.
Urlando, Meloni tratteggia con mano sicura una Legge di Bilancio di pura fuffa da presentare ai critici del teatrino dell’arte post fascia, Porro e Vespa, ma che non contiene alcuna misura strutturale, se non il citare pedestremente il filone classicissimo della flat tax e, ancora una volta, del nero inteso però come colore dell’evasione.
Urlando, Meloni rivendica una spesa per la Sanità Pubblica che copre a mala pena gli stanziamenti dall’erosione dell’inflazione. Tuttavia la pennellata sembra quella del trompe l’oeil che disegna la Sanità per tutti.
Urlando, infine, Meloni fa quello che viene meglio agli artisti tremendamente sopravvalutati: aggredisce chi non la comprende.
Mettetela come volete, ma la kermesse di Atreju è diventata una mostra d’arte farlocca in cui la sacerdotessa del colore “nero urlato” usa le corde vocali per disegnare il Nulla.
La domanda è: ma questa che si crede l’Infanta Imperatrice, avrà letto “La Storia Infinita”? Perché, se l’ha fatto, non ci ha capito un belino.
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