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Flaiano ebbe a dire che un giorno il fascismo sarebbe stato curato con la psicoanalisi. Ma magari anche con qualche libro non sarebbe affatto male. Sciascia sosteneva che, quando tra gli imbecilli ed i furbi si stabilisce una alleanza, dobbiamo stare bene attenti, perché è il fascismo che bussa alla porta.
Oggi tutti parlano di fascismo, molti anelano al suo ritorno e pochi sanno cos’è. Quasi nessuno lo studia. Alcuni, come Italo Bocchino, si sono addirittura rifatti la faccia per presenziare meglio, ma niente, è proprio quel sentore sgradevole di tombini che pensavamo chiusi a tradirli.
In questo “paese dei però” (cit. Cecilia Strada) parlare di Costituzione della Repubblica sta diventando un imperativo morale. Soprattutto per i tanti che, come me, in democrazia ci sono nati grazie alle lotte di genitori e nonni.
L’unico riferimento esplicito al fascismo contenuto nella Costituzione si trova tra le disposizioni transitorie e finali, le regole che avrebbero dovuto guidare il passaggio dalla monarchia alla repubblica. «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista», recita infatti la dodicesima disposizione finale.
Al di là di questo riferimento, l’antifascismo nella Costituzione è rappresentato dai valori che propone. La nostra Costituzione è antifascista nell’anima, perché proclama una serie di diritti fondamentali inviolabili, come la libertà di voto, l’uguaglianza di opportunità in partenza, il pluralismo dei partiti, un sistema di divisione e bilanciamento dei poteri dello Stato, tutti elementi che contrastano con l’idea che aveva il fascismo di partito unico e che oggi Giorgia vuole riproporre attraverso il cosiddetto presidenzialismo forte.
Tutto vero e tutto bello, però…
In ogni caso, se non avete troppa sbatta di aprire libri e leggere, o se amate la sintesi, ricordate questo semplice concetto: «Il fascismo non è un’opinione: è un crimine».
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#maicongiorgia