Ci volevano Meloni&co. per trasformare il primo strumento di propaganda in un “trovalavoro” per raccomandati e incapaci.
Dopo il pessimo avvio di stagione, certificato dai dati Auditel, TeleMeloni non sembra dare alcun segnale di ripresa, anzi. Palinsesti scrausi, conduttori, conduttrici e direttori di provata fede, ma non di altrettanta preparazione, così i vertici sovranisti di viale Mazzini pensavano di estendere all’intero paesello il consenso acritico che hanno presso il popolino di nostalgici, binari e fallocefali. Ma non sta andando bene.
Studio Frasi, una società che da anni si occupa di ricerche sui mass media, ha pubblicato un report in cui compara i telespettatori delle reti Rai e Mediaset nel periodo compreso tra il 10 settembre e il 28 ottobre. Secondo tale elaborazione, nelle sette settimane considerate i canali di proprietà di Mediaset hanno avuto complessivamente uno share giornaliero medio del 38,45 per cento, mentre i canali Rai si sono fermati al 35,37 per cento. È la prima volta che gli ascolti di Mediaset superano quelli della Rai in modo costante e per un periodo di tempo così prolungato. È il sogno del Cavaliere di Hardcore che si realizza!
Tre pesantissimi punti di share persi dalla Rai meloniana in così breve tempo certificano l’abbandono peogressivo della Rai da parte del pubblico, con la tv di Stato che perde, convertendo la percentuale in pubblico, tra i 200 e i 250mila spettatori. La sirena d’allarme suona soprattutto nel prime time, dove la Rai fa pure peggio, perdendo un punto, equivalente a quasi 400mila spettatori.
Se una dote ha il medioman italico, è quella di sgamare i furbetti: è il frutto dell’esperienza di sé proiettata sull’altro. E allora, come recita un vecchio adagio, tutte le volpi prima o poi finiscono in pellicceria.
Il consenso costruito sulla figura di Meloni si sta trasformando più velocemente del previsto in un’arrampicata sugli specchi per rimediare alle figure a raffica. Tuttavia, a mio modestissimo avviso, è ancora troppo alto. Di questo la premier deve ringraziare il suo migliore alleato di governo, l’opposizione.
Quando le questioni irrisolte, soprattutto quelle economiche e sociali, si mostreranno in tutta la loro gravità per manifesta incapacità a risolvere, furbizia e astuzia non basteranno più. E allora non resterà da augurarsi che gli italiani voltino le spalle al peggiore rassemblement parentale dal dopoguerra.
Una sola cosa mi preoccupa: che si vada ancora più a destra. Perché ce lo chiederà l’Europa, gli Usa, i mercati, Soros, i rettiliani e l’ambasciatore di Zamunda.
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