Le Olimpiadi dell’escherichia volgono al termine, settembre si avvicina inesorabile e la WWIII, con il nuovo episodio Netanyahu vs Iran, avrà di che fare appassionare Rambo Rampini.
Nel frattempo Giorgia e il Girasagre continueranno a mentire sulla qualunque, Mattarella firmerà ogni schiforma a portata di penna, Tosa sciorinerà post acchiappalike a nastro per gli unicorni della sinistra e il PD preparerà le terga per l’ennesima fiocinata di Renzi.
Che la nostra sia ormai un’economia di guerra è dimostrato da un dato che spicca nelle recenti turbolenze delle Borse: la volatilità non ha interessato i titoli relativi a società che producono armamenti, a cominciare da Northrop Grumman per arrivare a Leonardo. Nessuno ha il coraggio di scommettere contro i produttori di morte. E non credo che la vittoria della coppia neoisolazionista Trump-Vance porterà gli yankee a mettere fiori nei loro cannoni.
Comunque la si voglia mettere, la Restaurazione posta in atto dalle classi dominanti vede sostanzialmente una labile distinzione tra chi è liberale, vale a dire chi rivendica i diritti liberali ( stampa, voto, associazione) e chi è liberista, ossia chi vuole commerciare senza regole che ne diminuirebbero i profitti. Oggi, più che nel secolo scorso, le due categorie tendono a confondersi, perché i soggetti coincidono: chi difende solo i diritti liberali (che, ricordiamolo, sono il minimo sindacale in una democrazia) è esattamente chi vuole far crescere il proprio capitale senza vincoli di sorta. I diritti sociali sono appunto quei vincoli insopportabili per chi vuole fare business, siano questi vaccini o bombe.
Sarà un autunno nichilisticamente interessante.
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