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La faccia come il chiulo parte II

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In Italia è in atto una svolta illiberale. Il governo Meloni, supportato dal caravanserraglio di nostalgici, rosiconi, binari e fallocefali che lo ha votato, sta stilando le liste di studiosi, intellettuali e artisti non graditi.

La “vannaccizzazione” del Paese è in pieno svolgimento e, triste a dirsi, proseguirà anche dopo le elezioni europee, soprattutto se le destre capeggiate dall’erinni von der Leyen faranno, come penso, il pieno di voti grazie all’aiuto determinante del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei di cui Meloni è presidente dal 2020. A volte il caso.

Stando all’Indice mondiale sulla libertà di stampa prodotto da RFS, nel 2024 l’Italia è scesa di 5 posizioni rispetto all’anno precedente e attualmente si trova al 46° posto su 180. Negli ultimi due anni Meloni&co. hanno occupato militarmente la RAI, riducendo i primi due canali a un ibrido tra l’Istituto Luce e il “bivacco di manipoli”. Non che prima la televisione di Stato fosse vergine dell’invasore, ma l’arroganza degli ultimi arrivati supera addirittura gli editti bulgari di Berlusconi nei confronti di Biagi e Luttazzi. Per dire.

I pronipoti del ǝɔnp hanno censurato i cantanti di Sanremo, bacchettato comici ed imitatori che si permettono di scherzare su alcuni ministri e querelano per diffamazione in ogni dove giornalisti, scrittori e comuni cittadini. Questa strategia di intimidazione e controllo è sotto gli occhi di tutti e solo chi si sente ideologicamente in piena sintonia con costoro o non riesce proprio a coordinarsi con il congiuntivo non ha nulla da obiettare.

Va anche detto che qualche sera fa von der Leyen era a fare bella mostra di sé sul Nove (posseduto da Discovery, a sua volta in pancia al colosso americano Warner), riveritissima ospite di Fazio, dunque un paio di domande sulla restaurazione neoliberale bisognerebbe incominciare a porcele. Basterebbe soffermarsi un momento su chi possiede l’informazione in Italia (Gedi, Cairo ed eredi di Berlusconi) e su chi brama per possederne di più (Angelucci, sì proprio il boss delle cliniche private attualmente in quota Lega e padrone di “autorevoli” testate quali Il Giornale e Libero) per capire le ragioni di quel 46° posto sopra citato, ma tant’è.

Come ripeterò fino allo sfinimento dei polpastrelli, viviamo in un’epoca in cui i populismi illiberali di destra trionfano nella funzione di temperamatite della riscossa neoliberale. Dal canto suo il cosiddetto progressismo di sinistra, dopo aver cantato per decenni nel coro del pragmatismo global in economia e del mero mantenimento del potere in politica, appare oggi assolutamente inadatto a suscitare consapevolezza e ad indicare prospettive utili a illuminare un orizzonte che superi in qualche modo l’attuale paradigma socioeconomico.

Nonostante nostalgici del Ventennio da un lato e armocromisti dall’altro si stiano appassionando al duello Meloni – Schlein nello squallido salotto di Vespa, caricandolo di opposte aspettative, in realtà destra e sinistra non hanno fatto altro negli ultimi decenni che limitarsi al ruolo di esecutori dei potentati industriali prima e finanziari poi.

Il capitalismo, lungi dall’aver dato vita ad società di mercato globale ordinata e razionale, sta viepiù favorendo massicce concentrazioni di ricchezza per un frammento della popolazione, ormai al di sopra di ogni legge, mentre tutti gli altri vivono una contrazione delle proprie opportunità attraverso periodi sempre più lunghi di crisi. Il ceto medio sta diventando proletariato e il proletariato ha definitivamente imboccato la via dell’indigenza. In buona sostanza il mercato che si autoregola è un esercizio di stile utile all’elegia neoliberista, ma quel che sta accadendo nella vita della maggioranza delle persone è che la ricerca ossessiva del profitto, in una società che sta spremendo all’inverosimile diritti e risorse, si accompagna sempre più spesso a due fenomeni: elusione delle tassazioni per i più ricchi ed erosione degli standard etici.

Intanto a giugno, per non sbagliare, “sulla scheda scrivete solo Giorgia”.

No, non è il nuovo fascismo. È la Restaurazione imposta dalle élite che non si fidano degli zombie armocromisti. E come potrebbero, dal momento che i più facinorosi tra loro sono passati all’esproprio proletario nei duty free?

Hasta Chanel siempre!

🌹🏴‍☠️

 

 

 

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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