Il governatore della Banca d’Italia Panetta ha riproposto al meeting di Rimini la litania di sempre: l’Italia ha un debito pubblico enorme e paga interessi altissimi. Pure la ricetta per sanare la situazione è la stessa: ridurre la spesa pubblica e affidarci al mercato. In conclusione servono austerità e privatizzazioni.
Panetta, che è nel board della Bce, non dice però che gli interessi sul debito sono alti perché la banca centrale ha alti tassi, favorevoli solo alle banche, e sorvola sul fatto che la banca centrale ha smesso di mettersi in pancia titoli di debito dei singoli Stati e non li ha sostituiti con debito europeo. In altre parole oggi non esiste una politica monetaria in grado di sostenere gli investimenti pubblici che certamente migliorerebbero la produttività riducendo al tempo stesso le disuguaglianze e consentendo una maggiore spesa pubblica per i capitoli più forti dello stato sociale, vale a dire sanità e istruzione.
In realtà la ricetta di Panetta serve a preparare la prossima manovra Meloni, o di chiunque verrà al suo posto inclusi i compagnucci della ZTL, costruita su privatizzazioni e su sgravi fiscali mirati alla tutela di specifiche categorie sociali. Tra Panetta, Meloni, Schlein e von der Leyen esiste una assoluta sintonia di vedute sullo smantellamento dell’idea di Stato che protegge i più deboli, perché è di tutti e non dei pochi. Idem dicasi sulla guerra, ma quello è un altro capitolo.
Però dai, votate il piddì che sennò vince Giorgia. Intanto Schlein, con quell’espressione sempre un po’ torda, si fa selfie con tutti.
Che pena.
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