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Il trionfo della “mozione Schlein”: Ittica ne parla con Monica Canalis

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Monica Canalis

Si dice da più parti che la vittoria di Elly Schlein sia stata la vittoria del popolo di sinistra che ha rovesciato il risultato delle elezioni nei circoli, dando una chiara indicazione di spostare la linea del partito a sinistra. Scusa Monica, ma alle primarie di un partito è giusto che votino tutti e non solo gli iscritti?
Le regole del Pd lo consentono ed in passato il voto delle primarie non aveva mai ribaltato il voto degli iscritti. In presenza di un ribaltamento, però, dobbiamo interrogarci se abbia senso mantenere questa regola anche in futuro. In questo momento la priorità, come dice Gianni Cuperlo, è unire iscritti ed elettori, non solo facendo iscrivere gli elettori (come sta facendo Schlein), ma anche mettendo in dialogo queste due realtà e riconoscendo il ruolo dei circoli nella vita quotidiana del partito. Sul medio periodo dovremo chiederci se le primarie non rischino di indebolire il partito e di rafforzare il leaderismo, con l’affermazione di figure esterne come Schlein, elette da elettori esterni che partecipano solo ogni quattro anni e non necessariamente votano Pd nelle elezioni vere.

Da non addetti ai lavori ipotizziamo che un po’ dappertutto gli organismi dirigenti, frutto delle elezioni nei circoli, vedano Schlein in minoranza. Pensi che ci sarà collaborazione o dobbiamo prepararci all’ennesimo ex segretario?
Penso che fino alle europee ci sarà collaborazione, per lo meno per convenienza. Dopo quella scadenza, può succedere di tutto: una riapertura della conflittualità interna, un ritorno a DS e Margherita, un cambio di leadership…

Valuti come bizzarra l’idea che molti “Giorgiaboys” siano andati a votare per Schlein, al solo scopo di sovvertire un risultato che era dato per scontato, o pensi che sia stata una risposta tutta interna al PD da parte di chi, pur non essendo iscritto o avendo stracciato la tessera, non sa più che farsene della tanatosi di Franceschini e Orlando?
I dati di Noto sondaggi ci dicono che il 50% dei votanti alle primarie aveva votato Pd alle politiche, il 22% M5S, il 2% verdi-sinistra. Schlein potrebbe aver attirato elettori del M5S e dei partiti di Fratoianni e Bonelli, ma solo alle prossime elezioni regionali ed europee capiremo se il voto delle primarie è stato inquinato o se c’è stato uno stabile trasferimento di voti per effetto della leadership di Schlein.

Non c’è dubbio che in politica il correntismo sia un fenomeno naturale. Quante anime vedi nel PD e, nel caso, si sovrappongono esattamente alle correnti o queste ultime sono qualcos’altro?
Le correnti sono utili se non si limitano a gestire il potere, ma producono pensiero. Nel Pd vedo l’area socialista di Fassino, quella popolare di Delrio, quella genericamente riformista di Alfieri, quella radical di Schlein, quella ex comunista di Cuperlo e quella dei giovani di sinistra di Benifei, ma il quadro è in evoluzione perché sia Schlein sia Bonaccini hanno detto di voler superare le correnti.

I cattolici, una delle anime del PD, stanno manifestando qualche malumore dopo la vittoria di Schlein. Il primo, Fioroni, ha già fatto le valigie e salutato tutti. Ritieni la sua partenza la prima di una diaspora o un caso isolato?
Lo sapremo nei prossimi mesi in base alle scelte concrete di Schlein. Se il Pd diventerà una casa inospitale i cattolici di scuola popolare se ne andranno. Se invece la segretaria dimostrerà inclusione, mediazione e accoglienza sarà un piacere collaborare con lei, come già si è collaborato con Zingaretti, Bersani e Veltroni.

Come tu sai, noi di Ittica abbiamo spesso posizioni da sinistra non proprio allineate. All’indomani della vittoria di Schlein ci domandavamo già se il suo nuovismo debole si rivelerà ancora una volta l’espressione gattopardesca appoggiata dai soliti Franceschini, Bettini e Orlando o se perseguirà un approccio superficiale alle questioni sociali della sinistra, un po’ da sardina diciamo. Tu come la vedi?
Il nuovismo fine a se stesso sarebbe quanto di più superficiale si possa immaginare. Sta a Schlein dimostrare autonomia dai suoi sponsor e capacità di non essere ostaggio di ricatti incrociati. Non sarà facile per lei, ma può sfruttare la forza della novità, la scia di consenso delle primarie e il suo oggettivo carisma personale. Sapremo presto se si tratta di un’operazione maquillage o se la novità è autentica.

Parlando di sociale, è chiaro come il sole anche ad un iperlaico quale è chi ti parla che, se voglio conoscere lo stato di salute di una comunità, vado a fare due domande in parrocchia. È pur vero che Schlein parla di povertà, di salario minimo e di rimodulazione del RdC, ma non sarà che su certi temi il “nuovo” PD rischia invece di appiattirsi sull’individualismo esasperato, una sorta di “ossessione dell’io”?
Questa è la nostra preoccupazione. Essere prigionieri delle soggettività, dimenticando che la persona non è un individuo disgiunto dagli altri, ma una parte della comunità, dalla famiglia alle aggregazioni più ampie. Non solo non si devono separare diritti civili e sociali, ma anche diritti individuali e comunitari. E non vanno separati i diritti dai doveri. L’io senza il noi perde la sua umanità radicata nella relazione. I desideri e gli interessi dei singoli devono essere contemperati con la comunità. La persona esiste in relazione con l’altro.

Parlando ancora di temi, se è vero che il PD targato Schlein si batterà per la giustizia sociale, lo ius soli e la lotta alle diseguaglianze, come si porrà il mondo cattolico che popola il PD di fronte alla volontà di distribuire gratis la pillola abortiva Ru486, all’adozione da parte delle coppie gay, alla legalizzazione della cannabis e all’utero in affitto?
Su alcuni temi c’è una contrarietà netta (si pensi alla gestazione per altri), su altri temi si elaboreranno mediazioni alte in Parlamento, destra permettendo. Le leggi esistenti non sono in discussione, mentre per la nuova produzione legislativa mi auguro che ci sia un confronto rispettoso e si accetti il pluralismo delle sensibilità come è sempre accaduto nel Pd.

Venendo da un partito che, contemporaneamente all’ascesa di Berlusconi, perdeva la capacità di parlare “dal basso” per rivolgersi ai ceti agiati della ZTL, è possibile che lo story telling di Schlein oggi possa fare presa tra chi, non sentendosi più rappresentato, ha varcato il Rubicone ed ora vota Meloni? 
Mi pare che Schlein, con la sua biografia e i suoi cavalli di battaglia, parli di più ai ceti urbani colti e borghesi. Bonaccini ha un taglio più popolare e per questo spero che sarà coinvolto pienamente.

Un’ultima domanda: le “fusioni fredde” funzionano solo in laboratorio?
Sì.

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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