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Il revisionismo e i blablabla che non faranno arrivare i treni in orario

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Mentre stiamo perdendo tempo di vita a stigmatizzare le infami dichiarazioni di un fascista con tanto di autocertificazione e a perculare l’autarchia linguistica nella PA, il revisionismo storico viene sì usato come un cerone per rendere poco poco presentabili i nipotini nostalgici del Ventennio, ma è ancor di piu calato come velo pietoso sulle facce lombrosiane per dissimularne l’incompetenza, la sciatteria e la superficialità con cui si approcciano a qualsiasi tema.

Sul PNRR, scritto con la fretta di prendere (e spendere) e senza alcun dialogo sociale da chi li ha preceduti, i post fascisti avrebbero potuto dare finalmente credito all’immagine di destra sociale con cui si sono presentati alle elezioni. E invece…

✔️ Nessun investimento importante sulla Pubblica Amministrazione;

✔️ Nessun controllo su come verranno spesi i denari, anzi. Via libera ai soliti condoni e perdoni fiscali che tanto bene fanno all’affarismo scriteriato di quella piccola/media borghesia  che aspira unicamente a ville con piscine (abusive) e codazzo di colf (senza contributi).

La non punibilità per i reati finanziari in caso di concordato col fisco è l’ennesimo strappo al principio di uguaglianza. Inoltre, con la riscrittura del Codice degli appalti, siamo giunti all’apoteosi della santificazione dell’illecito.

Provo a sintetizzare:

➡️ Introdurre la regola in base alla quale non ci sono più gare fino ai 5mln di Euro non affronta il problema della trasparenza e rischia di far nascere cartelli e blocchi economici in direzione opposta alla qualità.

➡️ Il subappalto a cascata non fa altro che aumentare il rischio di infortuni. Infatti il 90% per cento degli infortuni avviene nella linea dei subappalti. Le nuove norme, con la chiusura sostanziale dell’Ispettorato del lavoro e l’affidamento della certificazione di sicurezza ai consulenti del lavoro, dà l’idea di come questo governo intendaaffrontare il tema della sicurezza.

✔️ Via libera a progetti recuperati da cassetti polverosi e per questo inadeguati alle esigenze del presente, quando non diametralmente opposti ai temi della transizione ecologica e digitale. Tuttavia, su questi aspetti, si era già espresso al meglio il “governo dei migliori” con tal Cingolani.

Un aiutino ai soliti oligarchi dell’economia di oggi, un altro alla pletora di arrembanti aspiranti ricchi di domani e il bubbone diventa presto pubblico. Ci accorgiamo improvvisamente, nonostante le denunce arrivate in questi mesi da ForumDD e da Open Polis, ma anche dalla poca informazione non allineata rimasta in questo paese di pennivendoli, di rischiare di non spendere affatto o spendere male il più grande flusso di denari pubblici mai arrivato.

I segnali sono più che eloquenti e tutti pessimi: intorno al PNRR e ai suoi ritardi fioriscono  accuse reciproche tra quelli di ieri e di oggi.

Per l’opposizione è tutta colpa di questo governo incapace. È vero che qualunque compagine abbia il Girasagre anche solo in veste di sottosottosegretario va sicuramente guardata con sospetto, però dai, mettere all’indice un governo in carica da pochi mesi per vizi ultradecennali pare esagerato persino a dei veteromarxisti bolliti come noi di ittica.org.

Alcuni “fenomeni” dell’apparato meloniano se la prendono con l’esecutivo precedente, quello dei “Migliori”. E, strano a dirsi, qualcosa di vero c’è. I ritardi risultavano già certi nell’ultimo periodo del governo Draghi. Tuttavia, finché quel governo è durato, non poteva fare altro che occuparsi della prima e di gran lunga più facile parte del Piano, le riforme, e quelle le ha completate in tempo.

Sempre tra le fila di FdI, quelle più pittoresche oserei dire, rimbalzano pure le critiche a Conte: «Come poteva pensare che l’Italia fosse in grado di spendere 220 miliardi?». Ecco, qua siamo all’apoteosi della minchiata. Pochi lo ricordano, ma la scelta di prendere l’intera somma a disposizione, unico paese europeo a farlo, è stata di Draghi.

I principali paesi hanno scelto di chiedere solo i grants e per l’Italia 98 miliardi a fondo perduto. Chi, come la Grecia e Cipro, ha voluto anche ai loans, i prestiti, lo ha fatto solo in piccola parte. Solo Roma ha chiesto tutti i 122 miliardi in prestito disponibili. La sfida era certamente ambiziosa e doppia: da una parte imprimere al paese una scossa in grado di tirarlo fuori dalla sua eterna stagnazione, dall’altro indirizzare l’intera Unione verso il debito comune, dimostrandone la validità proprio in Italia.

Solo che l’Italia non è attrezzata per una sfida di questa portata e il governo in carica, complici le sue menti sublimi, le derive sovraniste e certi casellari giudiziali non esattamente immacolati, è tra i meno adeguati a gestire la portata europea della partita. Questi “attestati di merito” spingono i “frugali del nord”, cioè i paesi che vogliono chiudere al più presto la parentesi Covid-Next Generation Eu, a irrigidirsi.

Tutti insomma hanno qualche ragione e qualche torto, ma intanto al governo ci sono loro, gli eredi del Ventennio più il seguace della salamella. Che ci facciano vedere finalmente di non essere “solo chiacchiere e distintivo”!

Attenzione però! Il PNRR non è una regalia, ma un debito che scaricheremo sulle generazioni future sotto forma di nuove precarizzazioni, povertà diffusa e incapacità di formare famiglie, tradizionali e arcobaleno, perché si può non arrivare a fine mese anche con due papà o mamme.

O davvero pensavate che la pioggia di euretti fosse per  cose tipo Scuola e Sanità pubbliche, i pilastri dello Stato Sociale?

🌹🏴‍☠️💥

*Credit image Immagine in evidenza: Adn-Kronos

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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