Cernobbio è l’amena località sul lago di Como in cui ogni anno si incontrano i padroni, la finanza e la politica per praticarsi reciprocamente un po’ di rimming.
Quest’anno, seppure fosse attesa, Meloni ha deciso di non andare. A voler essere maligni, potremmo pensare che la premier abbia dato pacco perché aveva paura di essere contestata per la tassazione sugli extraprofitti delle banche, nonostante sul tema il suo governo abbia fatto quasi subito retromarcia con l’ennesimo carpiato seguito da triplo avvitamento.
DaI canto loro i boss dell’economia italiana hanno apparentemente marciato contro la premier, dimostrando di recente un certo interesse per il salario minimo. Tuttavia dubito fortemente del fatto che il loro fosse un intento sedizioso, o che il governo emani già puzza di morte, ma semplicemente la mera constatazione di un fatto: il salario minimo non riguarda le aziende da loro gestite.
Forse le cose si porrebbero in una prospettiva tanticchio diversa se, di tanto in tanto, qualche pennivendolo a basso tasso di pecorizzazione chiedesse un’opinione sull’impegno di chi ce l’ha fatta ad adeguare i salari italiani, i più bassi d’Europa, alla media dei salari di Francia e Germania. E qua, ad essere pragmatici come sembra essersi rivelato il gotha dell’imprenditoria italiana, noi anarcoinsurrezionalisti da tastierino non possiamo che essere a favore dell’incremento delle buste paga più basse. Se c’era una sola possibilità di condividere qualcosa con gli odiati capitalisti, l’abbiamo colta nel pensiero “illuminato” dei ricchi che si accorgono improvvisamente che con salari da miseria non può esserci domanda di beni e dunque di crescita per le aziende.
Ora sarà più difficile per il governo continuare a dire no ad una misura condivisa da una larga maggioranza degli italiani, inclusi quei gran paraculi dei padroni.
Meloni aveva iniziato ballando sul cadavere del PD lettiano (quello sì che puzzava da tempo!), arrivando a soffiargli l’agenda Draghi e l’atlantismo belligerante di nonno Biden. In seguito, l’ambizione smodata di piacere a tutti ha fatto il suo in termini di promesse elettorali, ma ora che è arrivato il tempo di scegliere tra “burro e cannoni” la premier mostra di essere in difficoltà. Il piglio decisionista era troppo ostentato per essere vero. Amici e parenti troppo sotto il QI medio per capirci qualcosa. E infatti sono settimane che è asserragliata a Palazzo.
Chi invece ha fatto una capatina a Cernobbio è stato Paolo Gentiloni Silveri della famiglia dei conti Gentiloni Silveri, nobili di Filottrano, Cingoli, Macerata e Tolentino. Il suo intervento nella sala da tè del padronato ha inaugurato “quel periodo dell’anno in cui la sinistra comincia ad attaccare da destra il governo più di destra d’Europa . Ormai un classico tipo Una Poltrona per Due su Italia1 a Natale.” (cit. Tommaso Nencioni)
Sarà un autunno scoppiettante di novità o di repliche? Boh?
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