Ittica Newsventi di guerra

Il falò delle vanità

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Questo 2025 foriero di sventure in salsa autoblindo capitalista non ha bisogno di fieri partigiani socialisti da opporre ai venti di guerra o di fini analisti della chiacchiera bellica che stabiliscano chi ha torto o ragione tra quelli che vogliono dormire con la Glock sotto il cuscino e quelli si chiedono a che pro. Ciò che servirebbe è rallentare un po’ tutti quanti e rivalutare l’ozio.

Oziare vuol dire espellere tossine e migliorare il tono dell’umore per il solo fatto di non darsi troppa importanza. Non aver voglia di fare un cazzo aiuta ad esorcizzare la paura di non farcela e di non contare abbastanza in una società avviata a millemila all’ora contro il muro della propria vanagloria.

Il profitto, i target, il budget, i memorandum con i discorsetti motivazionali del fondatore di Walmart sono dei favolosi catalizzatori involontari di ozio. Veder passare le ore lasciandole andare con indolenza è molto meglio che tentare di riempirle rompendo il cazzo al prossimo.

L’ozio sospende il tempo e ci ricorda che il mondo gira anche senza di noi. Dopotutto, parafrasando De André, ci vuole troppo tempo a trovare gente con la quale vivere le proprie idee, soprattutto se i compagni di viaggio sono i riservisti benestanti di Repubblica. E così è meglio viversele da soli.

Nonostante su questo blog si abbia di tanto in tanto la pretesa di snocciolare concetti importanti, la ritrosia anarconichilista che ci contraddistingue fa sì che la narrazione non raggiunga manco lontanamente i livelli del camerata della Cultura Giuli, del Komandante Calenda o di Chiarasifaperdire Valerio. Sarà anche vero che noi qua sopra siamo absolutely basic, ma non così tanto da rinnegare quel poco di spocchia che ci fa camminare, per quel che vale, a testa alta in direzione ostinata e contraria.

E allora, liberalotti frequentatori di piazza Elkann, azionisti di Leonardo, heideggeriani alla Galimberti, fintocompagni con coccarde e pashmine della pace, fan ignoranterrimi di Queen Underdog, beccatevi la seguente semplificazione prosaica che aiuta a capire, ma non ad uscirne. Sennò che inutili cazzari saremmo?

Oggi almeno un paio di persone commetterebbero peccato d’orgoglio osservando l’Everest di merda che è diventata la società globale. Oh, che siano uomini è un puro accidente storico, ma se volete metterci anche qua un po’ di patriarcato, due asterischi e una schwa, siete liberissim* di farlo.

Ma non divaghiamo. Sto parlando di Goebbels e di Orwell. Entrambi infatti avevano compreso l’importanza della propaganda. È vero che il primo non ha lasciato alcuna produzione letteraria organica, ma il nazismo conterà pure qualcosa, o no? Il secondo invece ci ha trasmesso un paio di libretti di istruzioni sulla pericolosità dei fanatismi come “The Animal Farm” e “1984”.

Ora, secondo il nuovo catechismo “Socing” di Picierno, Serra e Vecchioni, dovremmo stringerci attorno a un falò, come novelli boyscout, per declamare il discorso di Pericle agli ateniesi alternandolo alla lettura dei passi più significativi del Manifesto di Ventotene.  Ma, soprattutto, dovremmo cantare quanto siamo belli ed istruiti noi, bianchi ed europeei, e come sono brutti, cattivi e ignoranti tutti gli altri.

E allora vai con il ritornello: “La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza”.

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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