Sturmtruppen
Dopo aver assistito, seppur contro voglia, al match Calenda-Travaglio, valido per il campionato italiano della tv di merda, sono rimasto sorpreso dalla verve militaresca di Carletto Roatta Robotti Viendalmare Calenda.
Vedendo il Brigadekommandant dei Parioli così in fissa per la guerra, mi sarei aspettato quanto meno una breve carriera da ufficiale di complemento in qualche caserma di fancazzisti alto borghesi e, che so io, almeno una decorazione come scrivano scalda sedia del corso.
E invece… Il nostro eroe da poltrona Frau non risulta presente in nessun elenco di arruolati. L’unica arma usata da questo signorotto dalla vita lastricata di incarichi d’oro è la bocca, un’arma più micidiale dell’MG 42.
Poi, siccome la curiosità ne uccide più dell’orgoglio, non ho saputo resistere e sono andato a vedere chi, tra i nostri politici, ha fatto il servizio militare. Cosi, tanto per sapere se, alla bisogna, saprebbero impugnare un’arma senza rischiare di spararsi in un piede.
E allora si parte:
☮️ Matteo Renzi, esentato perché era da poco diventato padre del suo primo figlio;
☮️ Graziano Delrio, esentato perché, al momento della chiamata, aveva già due figli: un cecchino, ma in un altro ambito;
☮️ Maurizio Lupi, obiettore di coscienza;
☮️ Andrea Orlando, idem come Lupi;
☮️ Enrico Letta, esentato per “miopia elevata”, la stessa che ha mantenuto alla guida del PD;
☮️ Nicola Fratoianni, dalla laurea in filosofia a Pisa alla politica in un amen laico. Questa non è gente che ha del tempo da perdere a fare il cubo;
🔫 il Girasagre, impiegato per alcuni mesi in fanteria alla caserma Montello di Milano, forse in mensa;
🔫 Marco Rizzo, 4° Battaglione Trasmissioni Alpine a Bolzano, dopo aver tentato di sottrarsi alla chiamata di leva (per sua stessa ammissione) ingoiando litri di caffè a ridosso della visita medica;
🔫 Antonio Tajani, ufficiale di complemento nell’Aeronautica Militare. Eh beh, quando c’è la classe…
Insomma dai, se Putin dovesse invaderci con i cosacchi e i parà specnaz, siamo in una botte di ferro.
Niente di nuovo sul fronte occidentale
Quel che sembra di leggere in questi giorni di adunate per l’affermazione del neo suprematismo culturale europeo è la riproposizione dello stesso copione scritto tre anni fa: Putin come Hitler e la guerra vista come la questione dei Sudeti o, a scelta, come l’Anschluss.
Al di là degli accostamenti più o meno forzati dell’informazione mainstream, quel che sta avvenendo in Ucraina in questi giorni è la conseguenza di più fallimenti. Per non parlare del genocidio perpetrato da Netanyahu e dai suoi nazi compari senza che l’Occidente faccia un plissé, al di là dello sdegno di facciata di tutta la sinistra, intellettuali compresi.
A partire dal secondo dopoguerra, accanto alla mancata realizzazione del processo di unificazione economica e politica europea – altroché difesa paracula del Manifesto di Ventotene – è venuto meno il passaggio della Russia ad un’economia manufatturiera. Questo aspetto basterebbe da solo a zittire i lettori ad minchiam della Storia.
La ricchezza di risorse naturali, fatta eccezione per il petrolio, viene scambiata all’estero con fiumi di denaro che vanno ad introitare un’oligarchia di affaristi, molti dei quali ex KGB come Putin. Uniche eccezioni ad una condizione di perdurante arretratezza sociale ed economica sono gli investimenti nel settore militare volti a proteggersi da accerchiamenti esterni e secessionismi.
Un’Europa unita, che non fischiettasse da sempre “Yankee Doodle”, sarebbe stata lo sbocco naturale all’avvicinamento con la Russia. In effetti, prima del cambio di rotta manovrato dalla Germania di Medusa Bomberleyen&soci, l’Europa non si è mai preoccupata troppo di come Putin trattava le questioni interne e dei caffè corretti al polonio che riservava agli oppositori.
Ma l’Europa non c’è. Al suo posto c’è la NATO che di fatto ha sempre limitato la politica estera legandola agli USA e ai loro esclusivi interessi. E ora quest’idea malsana di Quarto Reich finanziato da BlackRock attraverso l’ennesima bolla speculativa.
Di sicuro le guerre moderne hanno stabilito una costante: la maggior parte delle vittime sono civili che non hanno mai imbracciato un’arma, ma ne colgono il significato ultimo quando iniziano a piovere le bombe.
La Seconda Guerra Mondiale è stata tragicamente didascalica: su una conta di vittime pari a oltre 71mln, i morti civili furono oltre 48 mln. Ad ulteriore conferma basterebbero i conflitti più recenti per dimostrare che le bombe “intelligenti”, un top in tema di ossimori, intelligenti non lo sono manco per il cazzo.
Anche oggi siamo dalle parti di Neruda: ricchi e potenti che scazzano tra loro e fanno la voce grossa dalle parti opposte di un tavolo, lo stesso da cui si accorderanno per spartirsi, incravattati e pasciuti, risorse e sfere di influenza. Nel mezzo i figli dei poveri mandati a morire.
Non è un caso se De André, ne “La domenica delle salme”, nomina un ipotetico Quarto Reich esprimendo con i suoi versi (… La scimmia del quarto Reich / ballava la polka sopra il muro / e mentre si arrampicava / le abbiamo visto tutti il culo…) Ia sua preoccupazione per un nuovo totalitarismo strisciante. Era il 1990.
Stiamo pagando tutti molto cara questa guerra, ma non gli iper garantiti alla Calenda. Il popolo ucraino, russofono o meno, pagherà il prezzo più alto. Come pure i tanti soldati russi sacrificati sull’altare degli interessi economici e di immagine di un dittatore. Anche per l’Europa, per l’effetto dei costi energetici alle stelle, il conto sarà salatissimo. Gli unici a trarre beneficio saranno gli squali dell’economia sommersa che si ritroveranno schiere di nuovi poveri da sfruttare e, manco a dirlo, gli speculatori della finanza.
Si vis pacem, para bellum et serba culum.
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