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I lavori che gli italiani non vogliono più fare

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Satnam Singh aveva 31 anni. Stando a quanto si legge sui giornali, Satnam era arrivato in Italia tre anni fa con sua moglie ed entrambi lavoravano, senza contratto, nella stessa azienda agricola in provincia di Latina.

In questi giorni i giornali ci ricordano che in tutto il Paese vivono da anni migliaia di braccianti che spesso lavorano in condizioni di assoluto sfruttamento, come emerge da questo articolo de L’Avvenire datato 2021: https://www.avvenire.it/attualita/pagine/tra-gli-indiani-sikh-dellagro-pontino-cresce-lo-sfruttamento-sotto-il-sole#google_vignette

Satnam è morto all’ospedale San Camillo di Roma, dove era ricoverato in gravissime condizioni, a seguito dell’amputazione di un braccio ed altre ferite alle gambe attribuibili a quella che per il suo datore di lavoro è stata “una leggerezza del lavoratore costata cara a tutti”.

L’ipotesi investigativa è che sia stato proprio il premuroso datore di lavoro, a cui va riconosciuta l’attenuante dell’essere comprensibilmente incazzato per l’interruzione del tranquillo tran tran lavorativo, a mettere il braccio di Satnam dentro una cassetta della frutta (facciamo buon peso signora?) e a caricare l’uomo e sua moglie su un furgone abbandonandoli non al Pronto Soccorso, che per come si ragiona da quelle parti sarebbe stato già il massimo della pietas, ma sull’uscio di casa dei malcapitati poco lontano dal campo.

Ora il problema in questa vicenda, che non è la prima e non sarà certamente l’ultima, non è il vergognoso discorsetto improvvisato da  Mentana sui “lavori che gli italiani non vogliono più fare” e neppure l’immigrazione o il lavoro umile di cui certa sinistra che saltellla garrula sui carretti del Pride pare ricordarsi solo in tempi di elezioni.

Il problema è che il capitale specula sulla vita, sulla disperazione e sulla morte di milioni di esseri umani. Che sia per raccogliere cocomeri e zucchine o al fronte per stabilire con le armi che questo modello di sviluppo non si tocca e men che meno si corregge.

Il problema è che prima la sinistra neoliberale degli arrivati ha veicolato la convinzione che in fondo, se sei povero, la colpa è tua. Poi, per  non sporcarsi troppo le mani o per semplice pigrizia, ha lasciato alle ultradestre il compito di educare i poveri al principio secondo cui i loro nemici sono quelli che stanno peggio, scatenando la guerra tra disperati.

Si chiama macelleria sociale e il braccio staccato di Satnam ne è l’immagine più eloquente.

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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