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“Fu vera gloria? Ai posteri L’ardua sentenza: nui Chiniam la fronte al Massimo Fattor”

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Non solo gli operai sono orfani di rappresentanza, lo è ormai un po’ tutta la classe media. Da un lato lavoratori qualificati costretti a riposizionarsi in basso accettando riduzioni salariali e/o di livello, se non vogliono finire nel limbo dell’incertezza a cinquant’anni, con i figli all’università rigorosamente pubblica oppure, se già laureati, a tener compagnia ai genitori nel “fantastico” mondo del precariato. Sul versante solo apparentemente opposto piccoli imprenditori che potrebbero assumere, ma oberati di tasse e di burocrazia, preferiscono i contratti a termine, perché oggi è quasi impossibile progettare la crescita, se non sei grande e tenuto in piedi dai tuoi stessi debiti.

Il risultato finale è un cortocircuito che ne genera altri, abbassando sempre di più l’asticella di questo Paese, solo apparentemente in mano ai Migliori.

Davvero, come si può essere in sintonia con chi:

☑️ vuole innalzare l’età pensionabile?

☑️ si oppone all’introduzione del salario minimo legale nonostante un terzo dei lavoratori italiani sia povero (fonte Istat)?

☑️ sostiene la piena libertà di licenziamento, condannando intere famiglie ad un NON futuro?

☑️ si oppone ad una qualsiasi forma di patrimoniale – fosse pure un contentino calato dall’alto a beneficio dei povery – nonostante l’impennata delle disuguaglianze sociali ed economiche?

☑️ ha della transizione ecologica un concetto che passa per la riproposizione di improbabili ponti oltre che del nucleare?

☑️ esulta quando una legge di minima cività come il ddl Zan viene affossata?

Ma non è tutto.

Viviamo in una tale bolla di entropia che, mentre al senato (sì, proprio con la esse minuscola) ci si prendeva a schiaffi tra opposte fazioni sui diritti civili (che poi, a parte il tifoso del Medioevo Pillon, manco si capisce chi abbia davvero affossato il ddl Zan), il governo dei migliori (altra minuscola) metteva un altro mattoncino alle fondamenta della casetta delle disuguaglianze.

Nel frattempo plotoncini di novaxnopassnobrain andavano in giro con pettorine uguali uguali alle “divise” dei deportati di Auschwitz, dimostrando che in certi momenti della Storia basta essere dei cretini per farne parte.

Siamo proprio sicuri di farcela ad andare avanti così?

Nel 1806, quando l’esercito francese invase la Germania ed entrò a Jena, alla vista di Napoleone fiero sul suo cavallo Hegel, mica  Pippo Franco che si candida a Roma, scrisse, profondamente emozionato, di avere davanti a sé “l’anima del mondo”.

Perché mai il padre dell’idealismo si sarebbe dovuto infatuare del simbolo della “rivoluzione borghese”? Forse perché era in atto un profondo  cambiamento che stava portando da una società fondata su elementi riconducibili al diritto divino delle monarchie e al potere della Chiesa che stava sempre dietro la tenda del re di turno, ad una società in cui l’individuo si liberava finalmente del suo passato da “luogotenente del Divino”, acquisendo la capacità di autodeterminarsi senza vincoli presupposti, fatti salvi quelli derivanti dall’assetto organizzativo necessario a rendere coerente e ordinato il nuovo assetto sociale borghese?

A proposito, Hegel era “élite”, mica popolo.

Ecco, di questo passo sembra che a breve toccherà a noi rispolverare le divinità per pregare affinché i nostri figli non si ritrovino sotto al castello del re ad aspettare che dalle mura vengano gettati loro gli avanzi.

Che triste crepuscolo. E che paradosso!

*Immagine in evidenza, “Battaglia di Jena”, Horace Vernet

https://left.it/2021/11/01/la-legge-di-sbilancio/

*Image credit: Ansa.it

 

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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