Ci sono sempre più momenti nell’arco delle giornate in cui l’unica cosa che vorrei diventare è un eremita.
È quello che mi accade quando non vedo più soluzioni per invertire il giro di quella ruota “penoramica” che è il mondo e il Roy Batty che mi tormenta l’anima sa ancora più di me che questo misero contributo si perderà nella ridondanza della pseudo informazione come lacrime nella pioggia.
Per esempio, di fronte all’orrore celato in un ragazzo apparentemente normale che uccide l’ex fidanzata e scappa pensando di farla pure franca, la mia prima reazione non è l’aumento di salivazione (ricordate “I pavloviani”?), ma il silenzio. Soprattutto perché una vita che poteva essere non è stata e sbavare la propria opinione non mi sembra rispettoso.
E invece… siccome ne parlano giornali, televisioni e quel che è peggio, i social, bisogna unirsi al coro e parlarne ogni giorno di più, sfoderando le plurime lauree dell’Università di Salcazzo in psicologia clinica e criminale.
Accade allora che aumentino a dismisura gli spazi in cui si parla di Giulia, l’unica a cui è stato negato il futuro, e del suo assassino Filippo, un “bravo ragazzo” che tanto bravo poi non era. Tuttavia ogni giorno che passa diminuiscono le cose da dire.
Già non va benissimo che Crepet e altri imperversino in questi giorni più di Vannacci con la loro panacea in dosaggio plurimo, ma quel che segna lo score peggiore, al solito, è la politica.
Come potevano i tromboni dell’elite che ci rappresenta non mettersi in fila dai media per appropriarsi della narrazione? E non importa se nel farlo attraverso le bocche di Salvini (“il Netflix delle minchiate”, cit. Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu), Schlein, Valditara e tutti gli altri a seguire, il risultato non vada oltre l’attribuire generiche colpe al “sistema”. Oppure si scelga di improvvisare il mea culpa, perché il caso è grave e lo richiede, ma quasi sempre con toni ridicoli, argomenti deboli e con l’obiettivo di arraffare, male che vada, un titolo e due voti.
Nell’ordine: è colpa della famiglia, della scuola, delle madri, dei padri, dei nonni, degli zii, del cuginetto subdolo e, buone ultime, delle leggi mancanti. E così, dopo “solo” cento vittime da inizio anno, li ritroviamo tutti, dal PD alla Lega, in preda ad una cacofonia bipartisan che rende ancor più prezioso il valore del silenzio.
Domanda da dialettica negativa: perché non ce ne stiamo tutti un po’ zitti, evitando di parlare a cazzo? Chi crede preghi, chi non crede rifletta con la sua coscienza, ma in silenzio.
Incluso il mio.
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