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Emergenza sanitaria: intervista a Marco Grimaldi

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L’emergenza sanitaria legata alla pandemia ha determinato risposte forse non sempre sinergiche tra Stato e Regioni. L’impressione dei cittadini è che polemiche un tanto al chilo e toni da campagna elettorale permanente abbiano prevalso sui comportamenti concreti in termini di salvaguardia della Salute. Ne parliamo con Marco Grimaldi, consigliere regionale del Piemonte e capogruppo di Liberi Uguali Verdi, in prima fila da mesi in Consiglio Regionale sul tema Sanità.

Ittica: in tempi in cui la pandemia ha nuovamente rivelato di non essere un’invenzione per complottisti e negazionisti, facendo presagire addirittura una terza ondata, come pensa che risponderà la Regione Piemonte alla richiesta avanzata dalle opposizioni di organizzare uno screening di massa, ma soprattutto come si reperiranno i fondi per eseguirlo?

GRIMALDI: il comitato di esperti ci ha risposto che uno screening totale della popolazione non è opportuno perché l’organizzazione regionale non lo permette. Dobbiamo rispettare quello che ci dicono gli esperti che oggi ritengono più utile riprendere e migliorare il sistema di tracciamento dei contatti e organizzare ed effettuare lo screening in determinati contesti che per le proprie caratteristiche richiedono strategie di monitoraggio mirate, come Rsa, personale sanitario, scuola e forza dell’ordine. Il problema è che questo è un déjà-vu: avevano fatto queste prescrizioni già la scorsa primavera e noi avevamo già chiesto di perseguire quegli obiettivi ma la Regione non è stato in grado di farlo, così la seconda ondata ci ha travolto. In questo momento paradossalmente, le risorse sono il problema minore (ricordo che sono arrivati oltre 21 milioni di euro in donazioni), la verità è che ora c’è la conferma dei nostri timori: la Regione non ha ancora la struttura per organizzare un tracciamento.

Ittica: glielo avranno già chiesto tanti, ma vogliamo chiederlo anche noi: come valuta la risposta della Regione in relazione alle prime due ondate e, se vuole, ci può fare un confronto con la gestione nazionale?

GRIMALDI: la risposta della Regione è stata insufficiente sia dal punto di vista sanitario che da quello sociale. Intanto occorre ricordare che le competenze sanitarie sono quasi del tutto regionali e infatti i differenti comportamenti di Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Toscana hanno portato a risultati molto diversi. Il “caso Piemonte” è nato già la scorsa primavera: da febbraio a ottobre siamo stati la Regione che ha fatto meno tamponi e meno tracciamento. È incredibile che Cirio chieda poteri straordinari se, quando è stato il momento, non è stato in grado di utilizzare quelli ordinari. Questo stato delle cose è certificato dalla classificazione che abbiamo avuto: il Piemonte è stato a lungo “zona rossa” per sue mancanze, non per colpa del Governo.

Dal punto di vista dei ristori poi, sarei stato d’accordo a sostenere con tutte le risorse possibili chi davvero da questa crisi ha avuto difficoltà e ha subito danni, ma la Regione non ha messo un euro in più per loro, e per chi ha visto il proprio stato peggiorare da marzo in poi. Abbiamo spolpato FinPiemonte per dare 131 milioni a pioggia, senza verificare chi ne avesse davvero bisogno e legando quei soldi a investimenti per adeguare i luoghi commerciali al Covid: il problema è che molte persone sono state tagliate fuori dai bonus e molti non li abbiano potuti spendere. Tant’è che sono avanzanti molti soldi, significa che sono stati mal calibrati.

Ittica: in questi ultimi giorni abbiamo assistito al ritorno dell’indice Rt sotto 1, alla riduzione dei contagi in relazione ad un maggior numero di tamponi eseguiti e alla diminuzione dei decessi: bastano questi dati a giustificare un Natale “alla Salvini” oppure non bisogna abbassare la guardia per evitare che a fine gennaio si sia nuovamente punto e a capo?

GRIMALDI: questi dati non bastano assolutamente ad abbassare la guardia. D’altronde lo abbiamo già visto la scorsa estate quando proprio Salvini andava in giro senza mascherina chiedendo più libertà e dopo qualche mese, nel bel mezzo della seconda ondata, accusava il Governo di non aver fatto niente per fronteggiare il virus. I dispensatori d’odio sono così. Ricordiamo anche che mentre il 10 agosto c’erano 85 persone ricoverate e 3 in terapia intensiva, oggi (il 10 dicembre n.d.a) ce ne sono ancora rispettivamente 4069 e 310.

Ittica: dicevamo all’inizio di Governo e Regioni: cosa non ha funzionato nel sistema di tracciamento nazionale, pensiamo all’App Immuni, e cosa invece non ha funzionato in Piemonte, soprattutto nelle Rsa?

GRIMALDI: non conosco nel dettaglio i numeri dell’App immuni però, anche in quest’ambito, ci sono responsabilità politiche ben precise nel mancato successo di un’applicazione che per funzionare bene avrebbe dovuto essere sui cellulari di tantissime persone: tutta la destra ha fatto campagna per boicottarla. Nel nostro Paese c’è una quota molto alta di diffidenti, se a questi ci aggiungiamo chi fa speculazione elettorale…

In Piemonte il disastro RSA è semplice da spiegare: per oltre un mese nessuno in Regione si è occupato di quelle strutture e, quando hanno deciso di occuparsene, era troppo tardi: i contagi erano già partiti e, quando è così, abbiamo imparato che è difficile fermarli. Poi l’Assessorato Sanità ha fatto un pasticcio incredibile con la delibera che regolava i nuovi ingressi nelle strutture e il disastro si è completato.

Ittica: ci sembra che lei abbia individuato delle criticità nella gestione della nuova area sanitaria “Valentino”. Ci può delineare l’attuale quadro operativo ed indicare se i 455 posti letto per pazienti a bassa intensità sono disponibili? Non le sembra strano che si mettano pazienti in “garage”, mentre vi sarebbero state strutture come l’ex ospedale Maria Adelaide, a nostro avviso di profani più idonee, se solo ci si fosse mossi per tempo subito a ridosso della prima ondata?

GRIMALDI: al di là delle problematiche strutturali che era nostro dovere denunciare immediatamente dopo averle apprese, i problemi del Padiglione V sono tre: è un luogo inadeguato, è stato aperto troppo tardi e ora è praticamente vuoto. È stata un’operazione inutile perché non ha dato nessun aiuto agli ospedali cittadini e piemontesi nei giorni più caldi dell’emergenza. Non bisognava andare via dalle OGR senza avere un’alternativa altrettanto valida. Ideare, progettare e costruire un ospedale da campo in mezzo alla seconda ondata è stato un errore. Lo avevamo già commesso durante la prima, anche se le OGR erano comunque strutturalmente pronte e sono davvero state un aiuto, rifarlo dopo pochi mesi in un parcheggio sotterraneo è diabolico.

Ittica: e per quanto riguarda la manica Sperino dell’ospedale Oftalmico, 80 posti letto di cui 15 in terapia intensiva/sub intensiva? Sono operativi?

GRIMALDI: ci risulta di sì ma continuiamo a non avere i numeri esatti né di quel luogo né dell’ospedale da campo di Torino Esposizioni. Li abbiamo chiesti: attendiamo.

Ittica: come sta andando nelle Rsa e come sta affrontando la Regione il reclutamento di personale? All’inizio di novembre erano oltre 3000 gli operatori sanitari riconducibili ai bandi emessi. A dicembre ci sono novità?

GRIMALDI: I numeri dei reclutamenti di dicembre non li abbiamo, purtroppo il Dirmei ci fornisce i dati quando ormai non servono più. È successo con le USCA: avevamo l’impressione che fossero meno di quelle previste per legge ma dall’Assessorato alla sanità ci arrivavano solo delle rassicurazioni. Peccato che i dati di ottobre, che abbiamo avuto a novembre, ci dicevano che oltre la metà delle USCA torinesi sono state create proprio in quel mese mentre per legge dovevano essere pronte a aprile o maggio. Capisco perché si tengono stretti i dati, sono la fotografia del loro fallimento. Così come con il personale: fino a ottobre inoltrato i bandi andavano deserti. Ma lei ci andrebbe a fare un lavoro per due mesi quando in altre Regioni ti fanno contratti più lunghi e meglio pagati? Possiamo chiedere a qualcuno di fare l’eroe ma non possiamo pretendere che lo siano tutti.

Ittica: qui andiamo a memoria, ci corregga l’eventuale errore. Il Governatore Cirio non ha costituito un comitato regionale che avrebbe dovuto occuparsi di gestione dei protocolli, degli acquisti e delle assunzioni? Come valuta l’azione di questo comitato ed, eventualmente, di taluni singoli che ne fanno parte?

GRIMALDI: ho perso il conto dei Comitati messi in piedi da Cirio, ogni giorno ci svegliamo e scopriamo un nuovo capo di task force che si aggiunge ai precedenti. Questa Giunta la più lunga catena di comando dai tempi dell’impero spagnolo del XVI e XVII e ogni volta spunta un vice Re alla sanità peggiore di quello di prima. Se lo ricorda Zulian, quello che disse che i malati a terra a Rivoli erano una scelta e spiegò che i medici e gli infermieri costretti a turni massacranti si contagiano al mercato?

Ittica: Le abbiamo chiesto molto e la ringraziamo. Avviandoci in chiusura, due domandoni: il primo: come valuta l’atteggiamento del Governatore Cirio contro il ministro Speranza sul Piemonte “zona rossa” e come interpreta le dichiarazioni ottimistiche del Governatore stesso sulla riapertura, stanti le condizioni, del 13 dicembre? Perché il “business” sì e le scuole no?

GRIMALDI: Cirio se la prende con altri quando la colpa è la sua. La divisione in zone non è stata una scelta politica ma una traduzione amministrativa di 21 numeri scientifici. Di chi è la colpa se i numeri del Piemonte ci hanno portato ad un passo dal baratro? Purtroppo quando l’annuncite di cui il Presidente è affetto si scontra con la realtà dei fatti, il risveglio è brusco: andavamo a 160 all’ora contro un muro e Cirio polemizzava sugli indicatori, credeva fossero stati taroccati dal Governo. Il 2020 è un stato un anno durissimo, anche psicologicamente un po’ di ottimismo serve a non deprimerci, per cui capisco molte frasi che guardano al prossimo futuro con speranza. Il tema però non è la scelta tra scuole e negozi; noi vorremmo tutto aperto perché la nostra vita sociale è una necessità ma occorre continuare a fare i conti con il Covid e allora bisogna mettere tutti nelle condizioni migliori. Le faccio un esempio: è chiaro che la DAD sia un problema, per i nostri figli sarà dura ricostruire tutti i fili spezzati dalla distanza, ma per molte famiglie piemontesi la lontananza dai banchi ha significato l’assenza totale della scuola. Molti studenti non hanno gli strumenti tecnici (pc, tablet, connessioni ad internet) per affrontare la DAD e l’unico strumento che abbiamo per colmare questo fossato sono i voucher scuola: ma lo sa che questa Giunta di destra ha lasciato oltre 43 mila famiglie piemontesi, tra le più povere in assoluto, senza alcun sostegno economico?

Ittica: il secondo: Lei pensa che una terza ondata sia, allo stato attuale, certa, probabile, possibile e, in ultimo, come valuta la recentissima dichiarazione di disponibilità da parte di un medico di chiara fama, il professor Mauro Salizzoni, a “prendersi cura” della città?

GRIMALDI: purtroppo allo stato delle cose è ineluttabile. Ieri abbiamo fatto approvare un ordine del giorno che impegna la Giunta a riprendere subito il tracciamento dei contatti e dei focolai attivi e a fare lo screening a tutto il mondo sanitario e scolastico. Temo però che la nostra sanità piemontese non abbia fatto così tanti balzi in avanti per riuscire a fare tutto questo, ed evitare così la terza ondata.

La nostra città è malata: Torino oggi è la capitale della deindustrializzazione e delle cassa integrazione, del lavoro povero e sottopagato, della disoccupazione giovanile e delle smog city italiane. Una città in pronto soccorso con la sanità allo stremo e una medicina di territorio tutta da ripensare.

Quando parliamo di candidati sindaci o di primarie molti si dimenticano di mettere al centro la politica, l’unico strumento a nostra disposizione per invertire la rotta e trovare un “primo cittadino” e una squadra che sappiano, meglio di altri e con strumenti moderni e adatti alle sfide attuali e future, guidare un nuovo ciclo. Vogliamo vivere in una capitale europea della qualità della vita. Per fare questa rivoluzione, non serve solo un uomo o una donna, ma un’intera comunità di cui il primo cittadino deve farsi viso e voce. La biografia di Mauro Salizzoni e la sua intelligenza suggeriscono che possa essere all’altezza di farlo.

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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