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Cría cuervos y te sacarán los ojos

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Oggi si vota in Spagna.

A me pare, ma posso sbagliare, che sia Sinistra contro Destra: socialisti e sinistra uniti contro la destra dei popolari e dei post franchisti di Vox.

Non sono un politologo, ma…
Il voto espresso oggi dirà qualcosa di importante sul futuro politico della Spagna e molto probabilmente anche su quello dell’Europa.

A ben guardare, il voto spagnolo sarà determinante per comprendere se l’estrema destra post fascista nelle sue declinazioni nazionali (FdI, Alternative für  Deutschland, Rassemblement National, Sverigedemokraterna) possa governare, come sta già avvenendo nel nostro paese, o prepararsi a farlo.

La svolta politica, contrariamente a ciò che per il momento von der Leyen e soci dimostrano di tollerare in Italia (il “laboratorio del totalitarismo moderno” citato da Stefano Rodotà), sarebbe oltremodo distruttiva per l’Europa. E in effetti qualche preoccupazione in seno alla UE comincia ad affiorare.

Quello che da noi è già avvenuto trent’anni fa, vale a dire lo sdoganamento dei fascisti grazie al “padre prostituente” Dott. Cav. Silvio Berlusconi, oggi può avvenire in Spagna e domani diffondersi come un virus letale in tutta Europa.

Finora il Partito Popolare in Spagna ha battuto alle regionali e comunali il Partito Socialista, ma per governare si è dovuto rivolgere ai post franchisti di Vox, ai cui raduni partecipa e urla da invasata la mujer  Giorgia Meloni. Non è un buon segnale.

Il Partito Socialista di Sanchez non ha finora perso voti in maniera consistente. La sinistra, dopo la crisi di Podemos, si presenta unita (?) sotto la sigla della forza guidata da Yolanda Diaz, ministra del lavoro con Sanchez, che ha dato vita al Sumar, coalizione che prova a riunificare tutti i gruppi a sinistra dei socialisti.

Sanchez e Diaz vorrebbero puntare a mobilitare l’elettorato con due messaggi: il primo, bisogna andare avanti con la Spagna migliore, con il suo buongoverno, continuando la strada delle riforme sociali ed economiche che hanno portato il paese ad essere quello con il tasso di crescita del Pil più alto d’Europa, con l’inflazione al 2%, attento ai diritti delle donne, della comunità Lgbt e in prima linea sul fronte della transizione ecologica. Il secondo messaggio è lanciare l’allarme sul pericolo fascista, sul rischio cioè che l’estrema destra post franchista possa tornare al governo per la prima volta nella storia della democrazia spagnola dalla fine della dittatura.

Al netto dei rispettivi programmi elettorali – quello di Vox, a cazzate, riesce a superare persino le migliori performance etnicoautarchiche del ministro cognato – quello che conterà sarà l’astensionismo: se voterà almeno il 70 per cento degli spagnoli, la vittoria della sinistra potrebbe realizzarsi al fotofinish. Una cosa è certa: la sinistra spagnola uscirà a testa alta da queste elezioni, qualunque sarà il responso delle urne.

Non mi pare di ricordare infatti che Sanchez abbia accettato di formare governi di ammucchiata nazionale come invece è accaduto per il PD sin dai tempi dello sceriffo di Montingham e lady Marian Fornero per arrivare a Supermario Draghi.

ll leader dei socialisti spagnoli ha sempre preferito andare al voto, anche anticipato, e restituire la parola ai cittadini, preferendo non smarrire la propria identità in alleanze innaturali per definizione. In ogni caso quella del leader spagnolo è una lezione che il PD avrebbe dovuto imparare e che, inutile a dirsi, non ha fatto.

Io credo che stia montando, un tanto a Paese, una marea che nasconde un’insofferenza profonda che non trova sbocco nei blocchi sociali ed organizzati storici di riferimento. Tuttavia, a differenza di quanto è accaduto in Italia, in cui per anni la sinistra ha fatto le stesse politiche economiche e sociali della destra, dando in pasto a sardine, unicorni e fotografi del bello le sciocchezze della woke culture create apposta per frenare il conflitto, il tasso di antagonismo sarà destinato ad aumentare ovunque. “È fattuale”.

Destra e sinistra in Italia, per capirci semplificando un po’ invece di imbellettarci con le parafrasi colte da ZTL o gonfiarci il petto con le frasi autarchiche del ministro cognato, sono un unico blocco sociale privo di colore che vota per sé stesso e campa per cooptazione. Quando può, non esita a farsi aiutare dal folklore che porta il voto di non pochi nostalgici dei marmorei busti del Ventennio e da quella parte sempre più ampia di disagio che non sa più a che santo votarsi per vedersi riconosciuto il diritto ad esistere in una società in cui chi ce l’ha fatta a farsi strada disprezza chi resta indietro e pontifica dal pergolato di cose di cui non sa un’emerita cippa.

A ben vedere, in Italia, tra (pseudo)riformisti di destra e (finto)rivoluzionari di sinistra non c’è alcuna differenza: i primi non fanno le riforme, i secondi non fanno le rivoluzioni.

In Spagna chissà.

🌹🏴‍☠️

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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