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Bolle, numeri e pergolati

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Toc toc…

Quando un padulo più grande di Godzilla stava bussando inesorabile all’uscio piddino, un’ineffabile Debora Serracchiani deliziava le asfittiche legioni fintoprogressiste con la sua analisi del voto: “siamo il primo partito di opposizione e il secondo partito per numero di voti”. Ella dicea.

In altro luogo, lontano da tutti, ma soprattutto dalla realtà, il tenero Enrico aveva un’epifania: gli “occhi di tigre” funzionano solo in combo con le “palle del toro”. Questione di un attimo, perché immantinente gli si manifestava il carneade di Volturara Appula alias avvocato del popolo alias quella merda di Conte. Qualcuno prima o poi, magari lo zio Gianni, dovrà prendere il tenero Enrico sottobraccio e spiegargli che crescere nella bambagia è una fortuna mica da poco e che talvolta è meglio accontentarsi di una bella famiglia e di un buon impiego all’estero.

Che il PD sia un partito “americano” è cosa evidente da tempo.

Anche ammettendo che possa esservi all’interno del partito e delle sue propaggini ambientaliste un po’ di fermento “sociale”, a mio modestissimo avviso bisognerebbe provare non tanto a correggere il PD dall’interno quanto a “bucarlo” e sostituirsi ad esso.

Neanche il tempo di metabolizzare la scoppola che già si sta perdendo il conto dei candidati alla segreteria. La cosa che ho capito è che ognuno a parole punta a:

∨ ripartire dai territori;

∨ ripartire dai circoli;

∨ coinvolgere i giovani;

∨ rottamare le correnti.

Bene, bravi!  Tuttavia una riflessione viene spontanea a chi come me  si interessa un minimo di politica, ma la vive senza tessere o militanze. Mi riferisco all’autocandidatura di Paola De Micheli,  esemplare nel rappresentare la funesta cavalcata verso il baratro delle ambizioni personali, dicasi anche autoreferenzialità patologica, da parte di chi naviga con ogni corrente (altroché rottamarle).

Se Atene piange, sparta non ride

Anche le formazioni a sinistra dell’alleanza sconfitta alle elezioni hanno qualche problema.

Il primo è probabilmente quello di avere un ceto politico spesso più incapace di quello piddino e con una visione “gnegne” della politica.

Di Unione Popolare la pagina satirica Spinoza.it ha fatto un “santino” mirabile: <<sostenuta da DeMa, Manifesta, Potere al Popolo, Rifondazione e altre organizzazioni che hanno addirittura più di un iscritto, è composta da sigle di sinistra in continua scissione: il nome “Unione” fa capire che tra i valori fondanti c’è anche il sarcasmo>>.

Spostandoci ancora più a sinistra (?) troviamo il partitino personale di Marco Rizzo e della sua cantina di vino acido. Che dire del personaggio, se non che essere ubriachi e dire cazzate non segue necessariamente quest’ordine.

Il secondo è che anche quando ci sono idee buone (vedi, nonostante tutto, alcuni punti del programma di Unione Popolare o dei 5* postdimaiani), queste vengono sistematicamente oscurate dal fronte mediatico padronale e dall’immediata creazione di formazioni “pimpate” a destra del PD. Eeeee… Ciak, Azione!

Tutti (magari Franceschini no) dicono che se il PD vuole avere il suo posto nel mondo, deve ritrovare le sue origini e ripartire dalla tensione verso l’uguaglianza, se non quella tra le persone (quel treno non passerà mai), almeno quella che attiene alla parità di condizioni di partenza.

Avete presente il figlio del verduriere maghrebino sotto casa che diventa medico o ingegnere? Ecco, qualcosa del genere.

Invece quello che accade, anche dopo una batosta elettorale più che annunciata, é che quel che manca a sinistra sia proprio un partito di sinistra.

Oh, intendiamoci, non è che tutti i conservatori che ora si sentono improvvisamente liberi dai sinistrorsi fossero in vacanza negli USA  mentre gli “arrivati” della sinistra si godevano l’ascensore sociale (prima di sprangarlo) tra seconde e terze case, resort fighissimi e lavori ben remunerati. Forse, cosa assai più probabile, stavano tutti insieme da Cannavacciuolo a condividere un “Plateau Royal”.

Volete un esempio che sa di banale sinistra?

La mancanza del tempo pieno a scuola non colpisce i genitori agiati che prelevano i bambini per parcheggiarli con il suv prima a nuoto, poi a hip hop, a inglese e, buon ultimo, al corso base di “rudimenti di alta finanza” by Carlo Cottarelli: colpisce chi ha come unica risorsa i nonni.  Lo stesso ragionamento è applicabile al reddito di cittadinanza. Sarà anche vero che viene percepito dai furbetti, ma anche e soprattutto da chi non ha altre risorse. Avete notato che da quando si parla di questa misura come di assistenzialismo di Stato, è contemporaneamente emerso lo sfruttamento legato a certe categorie in cui vige l’abitudine a non pagare?

Ma di queste cose è meglio non parlare, perché i povery che non sanno quale vino abbinare alle ostriche crude fanno un po’ schifo e poi mica vogliamo dare l’idea di essere il partito degli sfigati? Molto meglio per il business postare sui social cazzari le foto dell’ultimo safari o dei tramonti di Santorini, rivelando a tutti il solito mood, quello da volponi travestiti da imprenditori illuminati.

Condiscendenti da pergolato, gente che ama sentire dalla sua bolla il suono delle sue parole (e del cash): disistimano Giorgia Meloni perché grida e non ha la laurea, ma strizzano un occhio al suo programma economico. I peggiori!

I numeri cosa dicono? *

*Fonte: Il Corriere

In termini assoluti, se si sommano i cali di Lega e Forza Italia, riscontriamo in pratica una crescita uguale di Fratelli d’Italia (con un ulteriore guadagno di circa 200mila elettori), il che ci dice che la destra, lungi dall’averla data a bere a tutto il Paese, rimane più o meno stabile. Il calo dei 5*, depurati dei poltronisti confluiti con Di Maio in Impegno Civico (un altro partito mono esperienziale in cui il sarcasmo – e solo quello -vince), corrisponde quasi perfettamente all’aumento dell’astensione (oltre 6 milioni di persone), mentre il calo del PD è tutto sommato relativo: una morte lenta.

Senza voler accampare qua competenze che non abbiamo, ma solo osservazioni ricavate dai numeri, sembra che il ritratto dell’astenuto sia il seguente: giovane, donna, casalinga, basso livello di scolarizzazione e povera. (toh, guarda!). Operai e ceti mediobassi sono quelli che votano di più la destradestra (con una netta preferenza per FdI e in subordine la Lega (e niente, Salvini ormai è diventato un problema in primis per il suo stesso partito). Inoltre il voto a destra tra i disoccupati è praticamente il doppio di quello andato a ciò che, non senza qualche difficoltà, definiremmo centrosinistra. Gli studenti sono quelli che votano maggiormente per il PD e i 5*.

In conclusione…

ci sono 2 milioni di famiglie e quasi 6 milioni di individui – il 10% della popolazione –  che aspettano una risposta dal prossimo governo.  Anche il ceto mediobasso non se la sta passando bene. Alcuni hanno votato per Giorgia, tanti non hanno votato, i più sembrerebbero aver votato per Conte,

Oggi chi fa politica con la convinzione che la crisi del modello capitalista porti con sé non dico la rivoluzione, ma almeno gli albori di una nuova epoca riformista, dovrebbe prima di tutto interrogarsi sui soggetti sociali che vuole rappresentare. Da una parte, in negativo, dicendo in modo chiaro contro chi si agisce. Ad esempio, togliere alla rendita per dare al lavoro sarebbe un buon inizio.

Dall’altra, in positivo, si tratterebbe di non scindersi fino all’atomizzazione cedendo il boccino a chi ripropone l’uomo forte al comando.

Claudio Martelli (tu dimmi chi mi tocca citare!) nel lontano 1982 fece un celebre discorso dal titolo viepiù attuale: “Per un’alleanza riformista fra il merito e il bisogno”. Rileggerlo criticamente oggi, in concomitanza con l’agonia programmatica della sinistra di governo e la pochezza numerica della sinistra celopurista, varrebbe più che sostenere fantomatiche agende di banchieri prestati alla politica o vagheggiare di Sol dell’Avvenire.

Purtroppo il mancato ricambio della classe dirigente a sinistra ha depauperato il dibattito politico al punto tale da far percepire come normalità l’idea che il bene dei competenti (i più forti) equivalga al bene di tutti.  Che è ben altro dal dire <<da  ciascuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni>>.

Lo “sgocciolamento” dall’alto rende solo destra e sinistra drammaticamente indistinguibili.

Non se ne esce.

 

 

 

 

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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