La fine del mercato tutelato dell’energia sollecita una considerazione in merito alla natura stessa del “mercato” in questione.
Dopo la fine della tutela, gas ed elettricità saranno ancor più nella mani di un numero limitatissimo di società che presentano tra i propri azionisti di riferimento i soliti fondi finanziari.
Inoltre diventeranno ancora più rilevanti le multitutility, da a2a a Iren, ad Hera, ad Acea, ad Estra che, guarda caso, sono state tutte rigorosamente quotate in borsa e altrettanto rigorosamente partecipate dai grandi fondi finanziari. Dunque, la fine del “mercato tutelato” significa sempre di più l’avvento del monopolio: è il libero mercato che si evolve nel suo paradosso, baby!
Le reazioni della politica di fronte a tale situazione spaziano dall’assurdo al ridicolo.
Da un lato il ministro Giorgetti dichiara che “avrebbe senso” ridurre la quota dello Stato in Eni. Dall’altro Schlein chiede (inutilmente) la proroga del mercato tutelato di luce e gas per evitare la stangata in arrivo a gennaio su milioni di famiglie.
Ora una qualunque persona mediamente informata e senza troppe competenze di economia capirebbe che, res sic stantibus, Eni sta macinando extraprofitti che, tra le altre cose, lo Stato non riesce a tassare. Basta ricordare, a riguardo, che il governo della “destra sociale” ha fatto sparire in men che non si dica la tanto sbandierata tassa che avrebbe dovuto colpire le extra performance delle aziende.
Ma se non vuoi/puoi tassare gli extraprofitti, non puoi dimenticarne un altro aspetto, quello del loro tradursi in dividendi remunerativi.
E allora ci si aspetterebbe che lo Stato aumenti la propria quota in Eni, magari arrivando alla chimera del controllo pubblico, un pallino di noi vetero marxisti fedeli al “più Stato e meno mercato”. Invece il ministro leghista che fa? Propone di cedere un 4% di ENI, perché è meglio rimanere al 30% e portare in cassa le briciole, rinunciando ai dividendi futuri e soprattutto trasferendoli ai grandi fondi finanziari.
Non è un caso se la proposta di porre in essere questa fantastica operazione è giunta a Giorgetti, come egli stesso ha dichiarato nel recente question time alla Camera, da alcune grandi banche d’investimento. Ancora una volta non bisogna essere Cottarelli per immaginare quali.
Poi c’è il PD.
Con solo qualche decennio di ritardo e certamente con “qualche” responsabilità su un passato di eccesso di privatizzazioni, Schlein si accorge di avere qualcosa da dire sulla battaglia dell’energia e mette le basi per un cambiamento delle politiche economiche liberiste dominate dal profitto privato. No ma seriamente?
Assurdo e ridicolo, come si diceva. Ormai l’Italia si muove tra questi due estremi. In mezzo sempre più famiglie che si stanno avvicinando inesorabilmente al baratro della povertà senza ritorno.
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