Con il 55% di astensionismo c’è ancora chi pensa che:
😁 il PD abbia vinto perdendo;
😂 la Liguria targata Scajola sia peggio assai di quella “calce e martello” che ha cementificato in ogni dove negli ultimi cinquant’anni;
🤣 il creatore e guru del “Mo vi mento”, nonché main sponsor di Cingolani, Leonardo e Draghi, possa ritrovare in tarda età un minimo di lucidità, perché è ormai chiaro che la credibilità è cosa d’altri.
Il (non) voto ligure ci racconta di un italiano su due che non vira a destra perché non è predisposto geneticamente, ma non è a suo agio neppure a sinistra, perché una cariatide romana spacciata all’ultimo per nativo locale non è esattamente il faro che porterà fuori dalle secche del cambiamento climatico e del dissesto idrogeologico. Per non parlare della querelle correntizia interna ai 5* che è solo l’ultimo passo verso percentuali da Marco Rizzo.
Le ragioni dell’astensione sono sicuramente molteplici e non abbiamo qua le capacità di analisi e ancora meno il tempo di analizzarle, perché il tema di tenerci stretto il lavoro e dedicare buona parte della giornata a tale scopo ci riguarda in prima persona.
Quel che forma l’opinione del medioman italico semmai è un unico grande talk show in cui sguazza il blocco monocolore che si alterna alla guida del Paese tra nostalgie del Ventennio e spritz al sentore di socialismo in ZTL. Lungi dall’informare, la ridondanza generata dai programmi di Vespa, Gruber e Floris procura a tanti un vero e proprio fenomeno di rigetto. Resta solo Crozza a cercare di far ridere degli originali più di quanto facciano quelli veri.
L’atto rivoluzionario dello spegnere la tv o, in alternativa, quello di usare i quotidiani come lettiera per bestiole senza averli letti hanno un sapore di rivoluzione gentile quanto lo è indossare la maschera di Guy Fawkes per improvvisarsi eroi di una società distopica in cui il desiderio di libertà si fonde con uno spiccato spirito anarchico. E così, mentre la vita reale sta diventando invivibile per i più e il governo più neoliberista di sempre sta sviando dalla macelleria sociale con gli scandali sessuali, l’utero in affitto e la lotta alla cannabis light, gli stipendi restano al palo, gli AD dei fondi pigliatutto approfittano del Paese in saldo e l’occupazione è sempre più a tempo determinato.
Vien quasi da pensare che “gli altri” siano quel 45% che ancora vota.
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