Quello che so di Rear è più o meno quello che sanno tutti quelli che seguono un minimo la politica cittadina senza spellarsi le mani per questo o quel campione.
Alla destra chiaramente importa sega della lotta al lavoro precario e sottopagato. Quello che interessa davvero è screditare l’avversario politico per farne cadere dal piedistallo viepiù traballante la tanto sbandierata superiorità morale.
E così, mentre alcuni lavoratori cercano da anni, con fatica, di vedere riconosciuti i propri diritti nei confronti di Rear, primo fra tutti quello ad una giusta retribuzione, noi che osserviamo da fuori non possiamo fare a meno di domandarci come sia possibile che una corrente del PD coincida con una cooperativa di servizi e che alcuni dipendenti della medesima ricoprano ruoli di primo piano nella compagine comunale.
Il silenzio assordante del PD torinese (e dei suoi alleati) sull’indagine in corso è quantomeno imbarazzante, ma ci sta. In quel salone pieno di spifferi che è il PD (e sinistre collegate), è logico che si aspetti di vedere che cos’ha in mano la magistratura prima di indignarsi, prendere le distanze e dare vita all’ennesima corrente.
Invece sulla “questione morale”? Beh, anche in questo caso bocche cucite. Sembra che le commistioni tra politica e interessi privati riguardino sempre e solo gli altri, quelli che ruttano a tavola e proprio non si sanno comportare.
Sarebbe un segnale forte vedere che dalle parti del PD di Schlein qualcuno alzi finalmente la manina, magari qualche piemontese neopromosso in direzione, per chiedere conto della linea del partito non solo riguardo a De Luca. E a prescindere dal risultato dell’inchiesta.
Se Schlein non ha ancora ricevuto una velina su Torino, di seguito trova la sinossi:
✔️ la presenza di Rear, cooperativa multiservizi, praticamente ovunque, dal Museo Egizio, all’Università, agli Eventi organizzati dal Comune stesso e in dirittura d’arrivo per la Reggia di Venaria;
✔️ i finanziamenti alle campagne elettorali del centrosinistra da parte di realtà e uomini legati alla stessa cooperativa, fino ad arrivare alla presenza in Sala Rossa, in ruoli di primo piano, di dipendenti in aspettativa ed ex dipendenti Rear.
Se da dieci anni a questa parte qualsiasi movimento/partito/associazione/circolo di peso a sinistra e dentro il PD ha sempre messo gli occhiali da sole per non vedere l’elefante nella stanza, è chiaro che nel momento in cui scoppia il merdone e arrivano i primi spruzzi, non ci si deve strappare le vesti se piomba la redazione di Mario Giordano a fare il servizio che punta il dito verso il simpatico pachiderma.
Peccato solo che il focus non sarà su concetti “alti” quali:
– il salario minimo dei lavoratori dei servizi (ma mica solo quelli);
– l’opportunità della commistione tra pubblico e privato in sede di appalti per eventi pubblici;
– la questione morale di membri della Giunta toccati da un avviso di garanzia senza che sentano la necessità di rispondere pubblicamente ai loro elettori.
Quando il velo di ipocrisia e opportunismo della sinistra crollerà, ci accorgeremo che non resteranno altro che bifolchi e maleducati, gente che programma da anni la propria vittoria all’osteria, tra un rutto e un braccio teso.
Burp!
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