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Aggiornamento venti di guerra parte IV: quella in cui si refreshano gli arsenali

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La guerra, una splendida festa di morte.

– Sergente, a che cosa serve quel coso nel magazzino 2B?

– Non saprei Capitano, ma proviamo a lanciarlo addosso a quegli stronzi e vediamo quanti ne muoiono!

Dal 1991 al 2014, secondo un’indagine condotta dal Congresso, gli Stati Uniti hanno fornito all’Ucraina assistenza militare per 4 mld di dollari, a cui si sono aggiunti oltre 2,5 mld dopo il 2014, più un altro mld e rotti fornito dal Fondo Fiduciario Nato(???) al quale partecipa anche l’Italia. Questa è solo una parte degli investimenti militari fatti dalle maggiori potenze della Nato in Ucraina.

Image Credit “Call of Duty”, Activision

Leggendo qua e là, si viene a sapere senza troppe difficoltà che la Gran Bretagna ha concluso con Kiev vari accordi militari per un importo pari a 1,7 mld di sterline investendo nel potenziamento della Marina dell’Ucraina. Il programma prevede l’armamento di navi con missili britannici, la produzione congiunta di 8 unità lanciamissili veloci e la costruzione di basi navali sul Mar Nero e anche sul Mar d’Azov tra Ucraina, Crimea e Russia.

In tale quadro a dir poco sconsolante, la spesa militare ucraina, che nel 2014 equivaleva al 3% del pil, è passata al 6% nel 2022, corrispondente a oltre 11 miliardi di dollari.

Ma non è tutto.

Agli investimenti militari Usa-Nato in Ucraina si aggiunge quello da 10 mld di dollari previsto dal piano che sta realizzando Erik Prince, fondatore della compagnia militare privata statunitense Blackwater, ora Academy, che ha fornito mercenari alla Cia, al Pentagono e al Dipartimento di Stato USA per operazioni segrete (tra cui torture e assassini), guadagnando miliardi di dollari.

In prima linea, pronto a fare il suo dovere, c’è il “battaglione Azov”, inquadrato nella “Guardia nazionale d’Ucraina”. L’Azov, noto per reclutare fascisti e neonazisti da tutta Europa al fine di intrupparli sotto una bandiera che ricorda nella simbologia quella delle SS, ha avuto come primo comandante e cofondatore Andrij Bilec’kyj, leader del partito di estrema destra Corpo Nazionale.

Miliziani ucraini del battaglione Azov

Per affermare con ragionevole certezza dove finisca il reggimento e inizi il partito politico bisognerebbe avere conoscenze e competenze che qua, da semplici lettori di storia, non abbiamo. Tuttavia a dare un contributo all’informazione ha pensato lo stesso Bilec’kyj, pubblicando nel 2016 un libro dal titolo “Le parole del Fuhrer bianco”, che funziona da manuale per l’addestramento delle reclute.  Intervistato qualche tempo fa da Repubblica, il leader di Corpo Nazionale si è dichiarato uomo di destra, ma ha negato di essere fascista o nazista. Quanto ai crimini di guerra di cui il reggimento è accusato (fonti Osce e Amnesty International), Bilec’kyj non ha riconosciuto alcuna responsabilità rivolgendo ai russi accuse analoghe.

Al netto di chi, dentro e fuori dall’Ucraina, finirà col rimetterci il lavoro, la casa, due risparmi o peggio ancora la vita, quel che sembra di vedere in questi giorni è un copione scritto attraverso il ricorso continuo alla similitudine: Putin come Hitler; la guerra vista come la questione dei Sudeti o, a scelta, come l’Anschluss.

Al di là degli accostamenti più o meno forzati dell’informazione mainstream, quel che sta avvenendo in Ucraina in questi giorni è la conseguenza di più fallimenti.

Accanto alla mancata realizzazione del processo di unificazione economica e politica europea a partire dal secondo dopoguerra è mancato il passaggio della Russia ad un’economia manufatturiera.

La ricchezza di risorse viene scambiata all’estero con fiumi di denaro che vanno ad introitare un’oligarchia di affaristi, molti dei quali ex Kgb come Putin. Uniche eccezioni ad una condizione di perdurante arretratezza sociale ed economica sono gli investimenti nel settore militare volti a proteggersi da accerchiamenti esterni e secessionismi.

Un’Europa unita che non fischiettasse da sempre “Yankee doodle” sarebbe stata lo sbocco naturale dell’avvicinamento alla Russia che con le sue riserve di prodotti energetici e il suo immenso territorio avrebbe potuto sicuramente attrarre i capitali europei senza imporre condizioni di sudditanza ideologica: la combo Thatcher-Reagan ha scritto l’epitaffio del “Sol dell’Avvenire” al principio degli anni Ottanta.

Ma l’Europa non c’è. Al suo posto c’è la NATO che di fatto limita la politica estera – basta leggere le veline della Farnesina e i tweet di Letta – legandola agli USA e ai loro esclusivi interessi.

Se non fosse che si muore davvero, sembrerebbe Call of Duty.

Image Credit “Call of Duty”, Activision

 

 

 

 

 

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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