Al termine di una giornata di forti tensioni all’interno della maggioranza, il ministro dell’Economia Giorgetti ha dichiarato che, per ora, la legge di bilancio è solo una “bozza”.
E così, mentre Conte veniva deriso in aula da una premier in versione bimbaminkia e Schlein era tutta presa a chiarire al suo partito che le manifestazioni per la Pace vanno bene solo se non rompono il cazzo ai Merkava israeliani che entrano a Gaza sparando su tutto ciò che si muove, toccava al Girasagre e a Forza Italia mettersi di traverso al cammino della manovra.
Alla fine è stata la stessa Meloni a ritirare uno dei pochi punti qualificanti sulla lotta all’evasione fiscale, vale a dire quello che avrebbe consentito all’Agenzia delle Entrate di regolare i crediti con gli evasori, bloccando i conti correnti bancari e prelevando direttamente dagli stessi. Ma quanto sono ingenui questi della destra sociale? Come se chi evade alla grande tenesse il cash sul conticino a suo nome!
In effetti, anche se in un altro contesto, è la sinistra ad avere più confidenza con i “prelievi forzosi”. Come non ricordare il 1992, anno in cui il governo Amato prese una decisione senza precedenti: applicare una patrimoniale sui conti correnti degli italiani, il famoso 6 per mille.
Non c’è verso. Che a guidare il Paese siano i tecnici, Berlusconi o Meloni, il patto di fondo con una parte degli elettori è sempre lo stesso: tu mi voti e io chiudo un occhio o anche due sulle tasse. Figuriamoci poi se può cambiare questa politica a meno di un anno dalle elezioni europee e americane!
L’Italia andrà avanti ancora e ancora, come uno stato sudamericano, con le solite frattaglie di macelleria sociale: colpi di mannaia sulla spesa pubblica, debito che aumenta, evasione che non si riduce e governi eterodiretti.
Non c’è speranza di cambiare finché l’ “opposizione” non farà del tema fiscale un “non rinviabile” cerchiato in rosso sull’agenda di un ipotetico ritorno al governo nel duemilamai, ponendosi come obiettivo quello di far pagare veramente tutti e nel rispetto del principio di progressività della Costituzione (art. 53). Solo allora si vedrà una Sanità Pubblica che non fa morire in attesa di un esame, una Scuola Pubblica che porta alla laurea i figli degli ultimi operai rimasti e non solo i cognati che, a suon di sbembli, acquistano i titoli on line da improbabili atenei privati.
I fatti, non la fuffa propagandistica prodotta da questo governo, ci dicono che in Italia ci sono ormai 10 milioni di persone che sono povere pur avendo un lavoro (fonti Istat e Forum DD). La destra meloniana che si finge paladina delle periferie ha buon gioco nel portarli dalla sua parte, contando su tre decenni e più di adesione al modello neoliberista da parte della sinistra di governo. Il resto lo fanno l’indifferenza e la rassegnazione che costituiscono il partito di maggioranza relativa nel Paese.
Staremo a vedere come evolveranno le proteste in Europa a ridosso delle elezioni europee e del clima di guerra permanente, ma dubito fortemente che in Italia si andrà oltre il nuovismo debole delle eroine da ZTL ( ribadisco: basta vedere la posizione, tra lo scemo e il masochista ad oltranza, presa dal PD sulla manifestazione per la Pace), il becerume populista destrorso e qualche “inchiesta” del Gabibbo.
Destra e sinistra, per capirci semplificando un po’, sono un blocco sociale privo di colore che vota per sé stesso e campa per cooptazione. Quando può, non esita a farsi aiutare dal folklore che porta il voto di non pochi nostalgici di certi marmorei busti del Ventennio e da quella parte delle periferie disagiate che non sa più a che santo votarsi per vedersi riconosciuto il diritto ad esistere in una società in cui chi ce l’ha fatta a farsi strada pontifica dal pergolato di rose con la spocchia tipica dell’arrivato e il culo ben al caldo.
A ben vedere, in Italia tra “riformisti” di destra e “rivoluzionari” di sinistra non c’è alcuna differenza: i primi non fanno le riforme, i secondi non fanno le rivoluzioni.
“È quest’acqua qua.” (cit.)
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