Ittica Newsventi di guerra

Dagli all’Iran!

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Israele è uno Stato criminale.

No, non è la parola di un anarchico rosicone, ma quella della Corte Internazionale di Giustizia, dell’ONU, di Amnesty International, di Human Rights Watch e perfino di qualche raro spiraglio di coscienza rimasta nell’Unione Europea.

Certo, basta pronunciare le due paroline  “Stato” e “criminale” nella stessa frase, e subito ti accusano di antisemitismo, filoterrorismo, estremismo e, sentite questa, di islamocomunismo . Ma tant’è: la legge, quella internazionale, parla chiaro. E Israele la infrange con la stessa disinvoltura con cui Gioggia promette riforme per il ceto medio.

Occupazione militare da oltre 50 anni nei territori palestinesi. Colonie illegali costruite come se piovesse e in barba a tutte le risoluzioni dell’ONU. Bombardamenti a tappeto su Gaza che colpiscono più bambini che miliziani, con un tasso di precisione chirurgica degno di un elefante cieco che balla la polka in una cristalleria. E adesso persino un’accusa formale dal procuratore capo della Corte Penale Internazionale, che ha chiesto un mandato di arresto per Netanyahu e il suo ministro della Difesa per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Ma tranquilli: qui in Occidente continuiamo a fare finta di niente. O peggio: applaudiamo e inviamo armi con il “Made in Italy” impresso sulle ogive.

Quando Putin ha invaso l’Ucraina, in Italia abbiamo giustamente gridato allo scandalo, invocato la legalità internazionale, imposto sanzioni stracciandoci le vesti come si vede solo nelle sceneggiate napoletane. Invece, quando Israele rade al suolo interi quartieri, blocca gli aiuti umanitari e trasforma Gaza in un buco nero di morte e sofferenza, facciamo parlare Donzelli. E, se non bastano le mezze seghe di regime, arrivano gli editorialisti col Rolex a ricordarci l’esistenza del “diritto alla difesa”. Certo, come no.

Intendiamoci: l’attacco di Hamas del 7 ottobre è stato un atto criminale e inaccettabile. Ma rispondere a un crimine con cento altri crimini non è giustizia: è vendetta. È l’equivalente geopolitico di menare tutto il condominio perché l’inquilino del terzo piano caga in ascensore.

E la comunità internazionale? Blatera di “cessate il fuoco” e intanto continua a rifornire Tel Aviv di armi di ultima generazione. Gli stessi leader europei che si dichiarano “scioccati” per le morti civili, vendono le bombe che causano quelle stesse morti. Ipocrisia in doppio petto o, se preferite, in tailleur.

Nel frattempo, i giornalisti che osano raccontare questi fatti vengono censurati, licenziati o tacciati di partigianeria. Gli attivisti vengono manganellati nelle università. Quelli che provano a raggiungere Gaza dall’Egitto (gli assassini di Regeni, tanto per capirci) sono arrestati e c’è pure chi da noi ha il coraggio di dire che “sarebbe ora di far pagare a chi fa bravate del genere i costi sostenuti dalla collettività per il recupero”. La parola “Palestina” è diventata una bestemmia nel lessico del potere e di certi pingui liberalotti in salsa salviniana.

Forse è arrivato il momento di guardare in faccia la realtà: uno Stato che viola sistematicamente il diritto internazionale, pratica l’apartheid secondo l’ONU, stermina civili a migliaia e ignora ogni appello alla moderazione non è un alleato. È un problema. E, come ogni problema, va chiamato col suo nome. Un criminale è un criminale, anche se porta la stella di David sul passaporto.

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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