Prosegue la ricerca degli scafisti su tutto il globo terracqueo a margine dei grandi successi riportati a Bruxelles sul tema dei migranti.
La destra meloniana è semplicemente ridicola in Europa. E lo sarebbe anche in Italia, se non fosse che i suoi elettori binari si crogiolano nei luoghi comuni della premier e godono del suo cabaret pecoreccio fatto di smorfie e faccette perculatorie quando parla “quel gran genio” di Bonelli dai banchi dell’opposizione.
Non c’è volta in cui furbescamente Meloni non si dichiari “soddisfatta” delle sue trasferte a beneficio del parterre di rosiconi, nostalgici, arricchiti e odiatori osannanti. Da cosa dipenda nel concreto questa soddisfazione non è dato sapere, quello che conta è fare presa.
A parte fare la smargiassa al ritorno nella comfort zone del parlamento italico, pare che per i migranti non si sia andati oltre le solite brevi chiacchiere senza costrutto.
Però dai, la fotina con Macron da esibire sul giornali di Borgonovo e Senaldi l’abbiamo portata a casa.
La sensazione è che mai come ora l’Italia abbia contato così poco nel consesso Europeo.
È vero che In Europa le famiglie politiche hanno un ruolo molto importante ed è altrettanto vero che, al di là dei meriti e delle capacità personali, se appartieni alla destra ultraconservatrice e post fascista europea vicina a Polonia e Ungheria, non è per niente facile essere presa sul serio. Soprattutto se le posizioni che assumi hanno sempre quel soffio antieuropeo mal dissimulato che in patria fa gonfiare le vele dell’ignoranza e, conseguentemente, del consenso.
Tuttavia Meloni queste cose le sa e le usa a suo vantaggio, altrimenti non avrebbe scalato tutte le posizioni del suo partito facendo gavetta e arrivando dov’è ora. Una certa dimestichezza con il “sangue e merda” della politica le va indubbiamente riconosciuto.
Ecco, se c’è una sola cosa che mi fa preferire Meloni alla Rosa Luxemburg della ZTL, Elly Schlein, è il retaggio piccolo borghese portato astutamente come tratto peculiare ed esibito con orgoglio. Sulla rive gauche vedo invece il nuovismo debole di Schlein e la sempre più marcata “ossessione dell’Io” (cit. Mark Lilla).
Temo che non si andrà molto lontano, se la nuova figurina dell’album PD si rivelerà, al netto dell’aura arcobaleno e degli iconici completi rosė, come l’ennesima espressione gattopardesca appoggiata dagli immarcescibili Franceschini, Bettini e Orlando.
Capita quando si ha un approccio superficiale alle questioni sociali. Un po’ da sardina, diciamolo.