Della serie a lezione di europeismo da…
L’abbandono del gruppo dei socialisti europei e il passaggio a quello dei liberali; la visione di un’Europa “a cerchi concentrici” senza i paesi dell’Est: vuoi mai che sotto sotto (ma proprio sotto eh) siano ancora comunisti!
L’ambizione di dare vita in Italia ad un grande centro liberale che abbia come riferimento la candidatura al Quirinale di Paolo Gentiloni Silveri dei conti Gentiloni Silveri, nobili di Filottrano, Cingoli, Macerata e Tolentino (e poi?), una personalità dallo squisito progressismo di popolo, tanto che a suo tempo votò contro l’ingresso del Pd nei socialisti europei. Per dire.
Ohibò! E noi a pensare dai tempi della caduta di un certo muro che l’Europa potesse e dovesse essere inclusiva! Ma come facciamo, stupidelli senza qualità che siamo, a sbagliare sempre?
O, forse, non è sempre colpa nostra che non ci arriviamo, ma è Calenda a dimostrare con le sue affermazioni di non essere mai sceso dal Britannia?
Sinceramente dalle parti del nostro inguaribile socialismo libertario ci sentiremmo di preferire una Polonia bigotta e fascista all’interno della UE invece che fuori. Qualunque cosa pur di togliere ossigeno alle argomentazioni clericofasciste degli sciacalli populisti europeisti a intermittenza e per cercare di praticare l’automedicazione e la vigile attesa di tempi migliori. A meno che si preferisca che alla fine prevalga il virus delle divisioni, degli orticelli difesi con le Claymore e, infine, dei poco digeribili volatili per diabetici all’insegna del sempiterno “divide et impera”.
Non è sbarazzandosi della Polonia in nome della spocchia elitista da europei “più uguali degli altri” che la si risolve. Invece, guarda un po’, è dei Calenda, dei Renzi e della narrazione fintoprogressista che converrebbe sbarazzarsi al più presto.
Per sentirsi un poco meglio tutti e non tanto meglio in pochi.
https://espresso.repubblica.it/attualita/2021/11/12/news/carlo_calenda_europa-326150295/
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*Image Credit articolo: “L’Espresso”
**Immagine in evidenza: Cassius Marcellus Coolidge, “Un amico in difficoltà” (1903)