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Studio di funzione

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Per fare analisi politica, non importa se al Bar Sport o in qualche convegno di “grandi firme”, bisogna partire da un assunto: in questo presente di decise polarizzazioni sulla qualunque, destra e sinistra come categorie alternative di pensiero non esistono più. Infatti in Germania si alleano.

Il risultato elettorale di domenica scorsa ci restituisce la fotografia di una realtà che si poteva facilmente prevedere. Non a caso sia i sondaggi che gli exit poll sono stati pressoché perfetti nel definire l’andamento del voto: lo spostamento verso i partiti di destra (Afd, Cdu-Csu) segue il trend europeo di forte avanzamento delle formazioni dell’ultradestra. Non ci vuole certo lo spiegone di Paolo Mieli!

In Germania hanno vinto le destre. Il Partito Popolare alias CDU-CSU, con il 28,5% delle preferenze, ha registrato un incremento del 4,4%. AFD, con il 20,8%, ha raddoppiato i voti di quattro anni fa, quando raggiunse il 10,2%. Sommate, queste due formazioni capitalizzano il 49,3% dell’elettorato, ma il futuro cancelliere Merz, subito dopo il voto, ha ribadito che non governeranno insieme. Staremo a vedere se per i nostalgici del Terzo Reich è solo questione di avere pazienza e lasciar fare agli avversari.

Chi invece si lecca le ferite, ma quasi certamente non starà in panchina, è l’SPD. Il partito dell’ormai ex cancelliere Olaf Scholz ha segnato un meno 9,3%, attestandosi al 16,4%. Si aggiungano I verdi, scesi all’11,6%, con un meno 3,2%, e i liberali del FDP che non hanno neppure superato la soglia di sbarramento al 5% (avevano l’11% quattro anni fa) e arriviamo alla sconfitta netta e pure meritata. Tertium non datur.

Con la guerra in Ucraina la Germania ha perso il gas russo, si è vista persino sabotare il gasdotto sotto il Baltico senza che l’ex cancelliere facesse un plissé di fronte a un atto di sabotaggio che veniva dall’interno. Scholz, ormai in debito di ossigeno, ha inoltre provato a copiare le ricette della destra contro gli immigrati, ma senza successo. Lo spettro della recessione ha fatto il resto.

C’è poi la sinistra. Sara Wagenknecht, ex Linke fuoriuscita per formare un partito che porta niente meno che il suo nome, non supera lo sbarramento del 5%. Al contrario, la Linke di Heidi Reichinneck raddoppia i voti e ottiene l’8,8%, risultando la compagine più votata dai giovani tra i 18 e i 24 anni.

Sembra proprio che popolari e socialisti possano farcela ad ottenere una maggioranza seppur di misura. Europeista, pro Ucraina e assai diffidente nei confronti di Trump (come i suoi ex datori di lavoro di BlackRock), Merz ha detto che andrà subito in Francia a parlare con un altro leader azzoppato dal voto, Macron.

Che vuol dire tutto questo? Che il vento portato dal trumpismo soffia anche in Europa, dove però non trova, almeno per ora, una sottocultura dallo spirito messianico unificante.

Detto tra noi, dopo aver visto il peggio del conservatorismo religioso e sociale riunito in preghiera nello Studio Ovale, non riesco a non pensare che in particolari momenti di crisi delle società umane sorga qualcuno in grado di catalizzare le peggiori energie del globo terracqueo per trovare una sorta di legittimazione soprannaturale. Diamine, con questo parterre di personaggi da TSO, spiegare tutto con la crisi del capitalismo e i paroloni da apericena in ZTL diventa persino superficiale!

Tornando ai numeri, la speranza è che i 10 milioni di voti per AFD restino congelati come i 10 milioni ottenuti al primo turno da Bardella in Francia. Si tratta di capire se l’Europa maturerà uno straccio di idea comune alternativa alla dipendenza energetica e militare dagli USA oppure se è avviata a diventare la 51esima stella sulla loro bandiera.

In conclusione, l’unico paese in cui la destra estrema governa è l’Italia. Meloni, una stand up comedian non priva di bravura nell’improvvisare, è in grado di passare senza alcun timore dal cambio del pannolone a Biden all’apparire garrula in videoconferenza in compagnia di gente che neppure Frank Morris vorrebbe come vicini di cella ad Alcatraz. Se non basta, la Presidenta non disdegna di appoggiare von der Leyen e Netanyahu all’occorrenza o di chiudere accordi con i tagliagole arabi.  Le servirebbe ancora il premierato per fare un boccone degli alleati Girasagre e Tajani e la trasformazione in Trump versione Minion sarebbe completa. D’altronde basta ascoltare la replica di Schlein alle farneticazioni della madama Garnero per capire che l’obiettivo è a portata di mano.

Sembra proprio che il mondo abbia smesso di muoversi sull’asse delle ascisse per correre su quello delle ordinate, ovvero dall’alto in basso. Con picchi sempre più desolanti di basso.

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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