“Hanno imbrogliato in campo e fuori, hanno truccato partite e conti, gonfiato plusvalenze, dopato calciatori e bilanci. Hanno tenuto il piede sul collo a tutti da sempre, per una vita”. (cit. Ernesto Boxeur Bronzelli)
Il terremoto in casa juventina nasce dall’indagine Prisma, in cui Andrea Agnelli, Pavel Nedved e Maurizio Arrivabene risultano indagati per l’inchiesta sulle plusvalenze fittizie e altri capi d’accusa, compresi alcuni aspetti della “carta Ronaldo”. Un’inchiesta in cui la Juve dovrà rispondere sostanzialmente dell’accusa di falso in bilancio.
Nonostante almeno all’apparenza i vertici dei bianconeri si fossero detti fiduciosi su quanto sarebbe potuto accadere, all’interno il clima era assai meno sereno di quanto trapelato: “è venuta meno la compattezza” (cit. Andrea Agnelli).
Ad aggiungere sale in cucina vi sono molto probabilmente le possibili pressioni da parte della Exor, la holding di famiglia guidata da John Elkann, da tempo insofferente sul “gusto” dei piatti della società Juventus.
Che il calcio faccia assolutamente schifo lo hanno ampiamente dimostrato le mazzette elargite a piene mani da quei baluba intabarrati dei qatarioti a più di venti alti papaveri della Fifa, indagati per pratiche illecite e violazioni del codice etico. Di questi, tre sono stati dichiarati colpevoli di appropriazione indebita e corruzione e più della metà radiati: chi a vita, come Jack Warner (membro esecutivo Fifa) e chi per sei anni, come Michel Platini, ai tempi dell’infausta assegnazione ai qatarioti del Mondiale – era il 2 dicembre del 2010 – al fianco dell’allora presidente Uefa e attuale capo della Fifa Gianni Infantino. Ops!
E cosi, mentre Tuttosport titola “nuova era Juve” per quella che è un’ardita rappresentazione artistica che sa di testacoda intellettuale capace di fare impallidire Munari a Montecarlo, il ritratto migliore dei cugini gobbi – e del calcio in generale – ce lo offrono, da secoli, Caravaggio e Georges de La Tour con le loro magistrali pennellate sui bari.