E allora la Cina?
La posizione cinese sull’aggressione russa all’Ucraina andrebbe considerata alla luce di quanto detto recentemente dal presidente Xi Jinping.
In un incontro con esponenti del mondo agricolo, giunti a Pechino per i lavori annuali della Ccppc, il leader cinese ha sottolineato che la sicurezza alimentare è “una questione di importanza nazionale”. “Avere abbastanza cibo per tutti è la cosa in assoluto più importante”, ha detto.
“La situazione internazionale continua a subire profondi e complessi cambiamenti” ha dichiarato Xi Jinping. “[…] La globalizzazione economica incontra correnti avverse e il gioco tra le grandi potenze diventa sempre più agguerrito – ha detto Xi, citato dall’emittente televisiva statale cinese, China Central Television- il mondo è entrato in un nuovo periodo di turbolenti cambiamenti”.
Xi ha chiesto anche agli esponenti del mondo dell’agricoltura di garantire l’approvvigionamento dei prodotti agricoli, e in particolare del grano, di cui Russia e Ucraina sono tra i maggiori produttori.
Il pragmatismo di Xi Jinping
Senza citare direttamente la guerra, il presidente ha sottolineato anche che “garantire l’approvvigionamento di importanti prodotti agricoli, in particolare di grano, deve essere il compito principale per la Cina assieme al miglioramento della produzione agricola che deve essere posto in una posizione più importante”. Lo stesso presidente ha poi sottolineato che la Cina “non può fare affidamento sui mercati internazionali” per la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare e deve invece concentrarsi sul mercato interno.
Ai pochi tra noi che qua hanno voglia di dare voce a pensieri e riflessioni sparse sembrerebbe di scorgere in queste dichiarazioni l’idea di un mondo che, lungi dal cercare forme di cooperazione tra i popoli (prova ne sia di questi tempi l’eterna incompiuta Europa), va invece verso forme di autarchia più o meno palesate, in cui il cibo (soprattutto l’acqua) e l’energia che serve per la sua produzione/trasformazione giocheranno un ruolo fondamentale, sempre che l’inquinamento globale non imponga a tutti una drastica revisione dei piani.
Purtroppo non conoscendo il cinese ci dobbiamo fidare delle traduzioni ufficiali, ma stando a queste, ciò che sembra aver detto Xi Jinping in estrema sintesi è che la Cina si riserverà un proprio spazio di manovra secondo l’evolversi della situazione e senza troppi proclami bellicisti in stile occidentale.
L’ atlantismo bellicista di facciata e il dramma del clima
Che poi, a ben guardare, lo stesso Occidente (Usa+Europa) sembra intenzionato a sanzionare la Russia su tutto, in una rosa di opzioni che vanno dall’accesso al sistema finanziario, ai barconi degli oligarchi, alle lezioni su Dostoevskij, ma non sull’energia.
I venti di guerra che soffiano in Europa ripropongono drammaticamente un altro tema oggi passato in secondo piano: accelerare nel medio termine la transizione verso fonti energetiche a basse emissioni e parallelamente spingere verso l’efficientamento energetico.
Per come la vediamo noi che abbiamo abbassato il termostato dell’odio ben prima di quello di casa, il mondo naviga verso la catastrofe con una buona dose di disincanto e senza dover ricorrere necessariamente all’Armageddon nucleare.
Putin, che si senta Zar o sia solo un altro tiranno dall’ego ipertrofico, è comunque soddisfatto della sua guerra: l’Europa è in ginocchio, la grande Germania abbaia ma non morde, l’Italia è lo zerbino dell’atlantismo made in Usa e la sinistra finto progressista di governo è unita nello sbavare accuse surreali di contiguità con la cleptocrazia russa addosso a chi osa parlare di pace.
il terzo millennio è incominciato così, con la ragione nella mano e la bomba nell’altra.
*No credit found for “Immagine in evidenza”