W Lula è già stato detto?
In Brasile vince di misura Lula su Bolsonaro. Sufficiente per diventare un presidente pienamente legittimo, anche se dovrà fare i conti con una maggioranza parlamentare largamente ostile.
Si sono combattuti due simboli: da un lato un operaio e sindacalista di sinistra, dall’altro un militare con chiare simpatie per la destra estrema, nemico dei diritti sociali e civili, misogino e contrario alla tutela dell’ambiente.
A differenza di quanto accaduto di recente alla sinistra in Italia, Lula per vincere ha dovuto costruire un campo largo di forze diverse tra loro e ha cercato di fare breccia nell’elettorato “religioso” che è stato un punto di forza di Bolsonaro (bel paradosso eh! ).
Chi è chi
Bolsonaro è un tipico rappresentante della nuova destra internazionale: condivide con Trump gli stessi punti di riferimento teorici, uno su tutti Steve Bannon, ma anche i modi di fare politica, come l’uso di fake news e dei social.
Inutile dire che Salvini è grande amico di Bolsonaro, così come i bolsonaristi hanno applaudito la vittoria di Meloni in Italia, la quale è a sua volta molto amica di Bannon.
Lula, al contrario è il rappresentante della sinistra del Sud del mondo, ma strizza un occhio pure all’ altermondialismo. Così si espresse il neopresidente del Brasile in un memorabile comizio alla manifestazione di apertura del terzo Forum Sociale Mondiale datata gennaio 2003: «Il FSM è il fatto politico più importante della nostra epoca».
E con la guerra come va?
Lula, il presidente che ha fortemente voluto il Brasile nel BRICS ed ora preme per l’allargamento a altri paesi del Sud America, lo scorso maggio ha rilasciato una lunga intervista al Time. Ecco alcuni estratti:
– «[…] Il motivo dell’invasione dell’Ucraina? L’ingresso dell’Ucraina nella Nato e nell’UE».
– «[…] Guardo Zelensky parlare in televisione, ricevere applausi, ricevere una standing ovation da tutti i parlamenti. Questo ragazzo è responsabile quanto Putin della guerra. Perché in guerra non c’è un solo colpevole. Sembra che faccia parte dello spettacolo. È in televisione mattina, mezzogiorno e sera. È nel parlamento del Regno Unito, del parlamento tedesco, del parlamento francese, del parlamento italiano, come se stesse conducendo una campagna politica. Dovrebbe essere al tavolo delle trattative. Voleva la guerra. Se non avesse voluto la guerra avrebbe negoziato un po’ di più. Questo è tutto. Ho criticato Putin quando ero a Città del Messico dicendo che è stato un errore invadere. Ma non credo che qualcuno stia cercando di aiutare a creare la pace. Le persone stanno stimolando l’odio contro Putin. Questo non risolverà le cose».
Difficile commentare queste dichiarazioni senza passare per i soliti non allineati da una parte o dall’altra.
Vero è che Lula, mentre cercava forse di raccogliere solidarietà internazionale, è cascato con tutte le scarpe dentro il crogiolo dell’odio, fomentando con le sue dichiarazioni quello contro Zelensky.
Bisogna stare molto attenti a come ci si pone di fronte alla guerra di questi tempi, se non si vuole essere ingoiati dal tritacarne del tifo da stadio.
C’é narrazione e narrazione
Una cosa da “esimio signor nessuno” la voglio dire: non facciamo finta di non capire la reale portata della vittoria di Lula in Brasile e, in subordine ma solo per importanza economica dei due paesi, di Gabriel Boric in Cile. Altrimenti commettiamo lo stesso errore del PD che sta festeggiando una vittoria di cui non ha ben chiare le implicazioni.
Forse sarebbe meglio proporre alla sinistra nostrana un ragionamento più semplice, ugualmente binario, ma che li vede sempre e comunque incagliati nelle secche della retorica:
→ Che un fascista non partecipi alle celebrazioni per il 25 aprile è cosa normale
→ Che un fascista sia la seconda carica dello Stato non è cosa normale.
E tanti saluti all’amnistia di Togliatti e ai “ragazzi di Salò” di Violante.
3,2,1…Si volaaa!