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Mattia Angeleri e AMA Associazione Mare Aperto alle Pre-Agorà Democratiche: anche “da fuori” si può avere qualche idea

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Dai tempi della piazza dei “quarantamila” sembra essere passato un secolo. Forse perché giocare a fare politica dal giardino di casa o dai “grupponi” Facebook non è lo stesso che infilarsi un paio di scarpe comode e andare tra la gente ad ascoltare.

Perché non basta “fotografare” bei momenti di condivisione. Bisogna cercare di interpretarli e dare risposte. O almeno provarci.

Troppo spesso ed erroneamente presumiamo che chi chiede il nostro voto per rappresentarci sappia anche amministrare uno Stato o una città. Questo perché, quando siamo malati, chiamiamo un medico, vale a dire una persona che dia garanzia di una preparazione specifica. Vien da chiedersi perché in politica si tenda ad aspettarsi grandi cose dallo sciamano.

Riportiamo di seguito il testo integrale dell’intervento di Mattia Angeleri, membro attivo di AMA Associazione Mare Aperto, alle pre-Agorà Democratiche di lunedì 30 agosto.

Le parole di Mattia raccontano qualcosa dell’eterno presente che stiamo vivendo senza “cristallizzare” il momento. Anzi, provano a dire come uscirne.

«La “preagorà” di oggi è la giusta prosecuzione di quanto iniziato il 10 dicembre quando abbiamo organizzato la piazza con 40 mila persone delle 6000 sardine. Queste piazze hanno lasciato una consapevolezza: il vuoto di rappresentanza.

Hanno fatto una critica al Partito Democratico, ma anche teso una mano per chiedere ed offrire aiuto.

Hanno evidenziato la ricerca, come direbbe Stefano Bonaga, di un partito in grado di solidificare la società liquida, con la partecipazione attiva della società e delle persone nella politica.

Quattro sono le tematiche che potrebbero contraddistinguere un nuovo percorso:

1) coesione: eliminare barriere, ricercare le forze all’interno e all’esterno del partito, rinunciando a veti che frammentano e non uniscono. Prendere le distanze è facile e dannoso. La sfida (difficile ma vincente) sta nel sapere ascoltare e nel voler “prendere le vicinanze”.

2) competenza: tecnica (giovani professionisti che hanno già prospettive nel loro campo di riferimento e che non cerchino un lavoro nella politica); politica, nel senso di capacità di ascolto, relazione ed empatia, di riconoscimento dell’impegno e del tempo dedicato nelle comunità di appartenenza. A questo elemento si connette la valorizzazione dei giovani all’interno del partito, di fatto e non a parole, con l’abbandono dell’insegnamento “ex cathedra”, nell’ottica di una collaborazione tra padri e madri e figli e figlie del partito, di aiuto e di crescita reciproca e non di rottamazione;

3) coraggio: di affiancare alle giuste politiche sui diritti civili quelle per combattere le disuguaglianze economiche e sociali. Si ritorni a parlare di reddito minimo, di pari opportunità e di creazione di un welfare adeguato alla attuale situazione economica che tuteli tutti lavoratori e lavoratrici, dipendenti e autonomi;

4) comunicazione: cioè la capacità di comunicare a chi ascolta il messaggio che si vuole trasmettere, di prendere posizioni di campo decise e in grado di identificare il proprio operato, senza seguire i sovranisti e i populisti sul loro campo. Questo avendo la consapevolezza che, se non occuperemo noi questi spazi, questi bisogni troveranno sbocco, nel bene o nel male, da altre parti.

Mi piacerebbe avere il tempo per poter parlare di Torino, la mia città, che viene da oltre quattro anni di immobilismo. Mi piacerebbe che la ripartenza fosse affidata al centrosinistra.

Come sarebbe bello poter tornare ad incontrarci e parlare nel merito proprio del futuro della città!

(Immagine in evidenza by Paolo Ranzani)

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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