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L’incubo dell’America: Eurussia

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Il passato ritorna nel presente sotto forma di venti di guerra

Un articolo di Limes di qualche anno fa (2008!) illustrava bene l’espansione di influenza che la Russia intendeva promuovere sfruttando la sua posizione di fornitore ufficiale di gas in Europa.

Proprio a ridosso delle elezioni Usa che videro la vittoria di Barack Obama (e Joe Biden come vice), i maggiori detentori delle riserve mondiali di gas, rispettivamente Russia, Iran e Qatar, si incontrarono a Teheran per discutere di cooperazione e della possibilità di costituire un cartello dei paesi esportatori.

Le tre nazioni  dispongono oggi di circa il 60% del gas mondiale e di tassi di democrazia interna decisamente bassi. Va da sé che buona parte delle risorse per mandare avanti il pianeta nei prossimi decenni è nelle mani di un ristretto numero di cleptocrati, siano essi ex Kgb (Russia), sedicenti guide di “Repubbliche” Islamiche (Iran) o monarchi assoluti (Qatar).

I paesi in questione avevano allora e hanno tuttora interessi diversi tra loro e, stando a quanto dicono gli esperti di energia, il vero interesse della Russia nella creazione di  una “troika del gas” sarebbe stato quello di mantenere una posizione egemonica più che di consentire ad altri paesi di vendere più gas o di venderlo a prezzi calmierati.

Del conoscere e delle sue applicazioni

Purtroppo noi di AMA, al contrario di quanto avviene sui social cazzari, non disponiamo delle competenze necessarie per discutere di geopolitica pensando di produrre chissà quali ragionamenti, ma da inguaribili lettori e appassionati di pace abbiamo maturato qualche idea.

Cerchiamo di metterle in fila.

Un po’ di storia

1) Non è la prima volta che Russia e Ucraina sono ai ferri corti. Fin dall’indipendenza del 1991 l’ex repubblica sovietica ha cercato di smarcarsi dall’influenza russa guardando a Occidente. L’Ucraina è divisa al suo interno su quali rapporti avere con la Russia, che dal canto suo rivendica l’appartenenza delle regioni ucraine orientali russofone e della Crimea, abitata da russi, e nel 1954 regalata dall’allora leader sovietico Kruschev alla Repubblica Socialista Sovietica di Ucraina per ragioni che vanno oltre la nostra conoscenza.

La Russia dell’oligarca Putin punta invece a un rientro di Kiev nell’orbita di Mosca più per motivi di ordine economico (gas, gasdotti e altre risorse) che a un ritrovato patriottismo.

2) L’idea di integrare nella sfera di influenza dell’Occidente ogni tassello territoriale un tempo sovietico, isolando la Russia, avrebbe dovuto in teoria poggiare sulla disponibilità coesa dell’ Unione Europea e senza necessariamente ricorrere all’anticomunismo americano per procura emanato dalla Nato.

3) Anche ammettendo che la Nato sia stata in qualche misura “ideologicamente” necessaria nel secondo dopoguerra come alleanza politico-militare in chiave antisovietica, visti e considerati gli eventi che portarono alla “vittoria” del modello occidentale su quello sovietico nel 1989, avrebbe dovuto essere sciolta da tempo.

Se è vero che essa nacque per «tenere dentro gli americani, fuori i russi e sotto i tedeschi», come riporta un’affermazione attribuita a Lord Ismay, primo Segretario Generale dell’alleanza atlantica, appare chiaro che l’avvicinamento economico della Germania e di altri paesi europei alla Russia post comunista, oltre alla comparsa di nuovi competitor sullo scacchiere mondiale (la Cina su tutti), ne abbia prodotto l’apparente obsolescenza.

Quel che è accaduto in concreto invece è che l’Alleanza Atlantica attraverso un sistema normativo molto complesso, tanto è vero che chi oggi cerca informazioni sul suo funzionamento si perde in un labirinto di procedure per addetti ai lavori, ha continuato ad espandersi a est anche dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, intervenendo in guerre offensive dentro e fuori l’Europa (Bosnia, Serbia, Libia e Afghanistan) che hanno fatto riflettere sul rispetto del dettato dagli articoli 4 e 5 del Trattato Nord Atlantico.

Il “Risiko” europeo degli ultimi 25 anni

In realtà la Nato è oggi vitale per i paesi europei, in quanto è l’unica struttura politico-militare in grado di provvedere alla difesa del territorio europeo e alla stabilità delle regioni circostanti. In mancanza di una politica estera e di difesa univoca europea, l’Alleanza resta l’unico deterrente militare operativo nel Vecchio Continente. Questo vale sia per una ripresa delle mire espansionistiche dei cleptocrati russi, spacciate per risposta all’accerchiamento, sia per le crisi recenti che hanno infiammato i paesi vicini alla UE.

D’altra parte la Nato è indispensabile anche agli Stati Uniti, che possono così redistribuirne gli altissimi costi economici oltre ad avere legittimità politica nel contesto politico europeo.

Quando finirà?

Se la Russia di Putin pensava di annettersi l’Ucraina senza troppi clamori, non sta andando benissimo. Meno bene ancora sta andando al popolo ucraino, destinato a patire i costi maggiori della guerra.

Nel tentativo di dare voce con i nostri pochi mezzi a ragionamenti non binari, non possiamo fare a meno di notare che in superficie gli Stati si somigliano un po’ tutti.

Tuttavia ogni Stato profondo è profondo a modo suo e noi che nella vita facciamo altro per campare possiamo solo scalfire la superficie delle cose.

Come già scritto più volte su questa finestr(ell)a di comunicazione al di fuori dei social, è con il ragionevole dubbio su ciò che sembra e ciò che è che dovremmo leggere il presente. Ad esempio, incominciando a domandarci se il nostro concetto di “bene superiore” coincida in qualche modo con quello di chi ci propina narrazioni in cui è eroico immolarsi per la gloria della Nazione (ein Volk, ein Reich, ricordate?) o vendere armi in nome della pace.

L’Ucraina ha buone probabilità di diventare un pantano in cui affogano, da entrambe le parti, i figli degli ultimi. È accaduto di recente in Cecenia e in Afghanistan.

A prescindere da come finirà questo conflitto, se non cambia il paradigma, ve ne sarà un altro già pronto e solo da servire.

Magari quello finale tra Usa e Cina.

Ahi!

 

 

 

 

 

 

 

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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