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L’alternanza democratica

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Ogni tanto salta fuori qualcuno, Bonaccini ad esempio, a dire che Meloni è capace, legittimando indirettamente la destra di La Russa, Sangiuliano, Donzelli, la madama Garnero e il ministro cognato (che faccio, vado avanti?) ben oltre il risultato elettorale che li ha premiati.

Insomma per la sinistra post renziana delle privatizzazioni, del cemento  e dei fiumi di retorica liberale sul merito è più che normale pensare che sia venuto il momento di dare spazio all’alternanza democratica, perché la destra si è civilizzata ed ora è presentabile. Eh, come no!

La verità è che alle recenti politiche, ferma restando la regolarità del voto che nessuno mette in dubbio, sono riemersi dai tombini quei rigurgiti maleodoranti di ideologie passate che oggi, in virtù del voto di binari, rosiconi e fallocefali, si pavoneggiano nelle vesti di paladini della montante egemonia culturale destrorsa.

La questione è delicata e non andrebbe trattata con il solito sarcasmo nichilista di chi scrive. Noi qua però non stiamo a sorseggiare cocktail tra arrivati nei localini cool, ma al contrario andiamo fieri del nostro outfit popolano.

Allora diciamo le cose come stanno: questi mistificatori che chiamano in causa l’Alighieri per darsi un tono danno al governo il vantaggio di spostare il discorso sui comportamenti e sugli stili di vita personali invece che sulle questioni sociali. Di conseguenza la reazione dell’opposizione è quella di distribuire condanne morali, autoassolvendosi al contempo dalla responsabilità di esprimere proposte politiche concrete. Ed è qui che la Premiata Ditta Meloni guadagna punti su punti.

Come scrive Paolo Desogus, “i comportamenti e gli stili sono sempre individuali perché rispondono alla coscienza del singolo. Anche la condanna morale (o giuridica) è individuale perché la responsabilità è sempre del singolo. Con queste reazioni non si costruisce dunque alcuna prospettiva politica. Prospettiva che invece si costruisce con le questioni sociali che rispondono a interessi collettivi”.

È per queste ragioni che oggi, vedendo pubblicata un po’ ovunque sul social cazzaro la lettera sconclusionata di un hater, tutta intrisa di machismo e pregiudizi, indirizzata all’amica e assessora Chiara Foglietta, sono giunto alla conclusione che a questa marmaglia non bisogna dare il privilegio di orientare il discorso dell’opposizione.  Altrimenti vincono Facci, Sallusti e tutti gli edgelordisti nonché traghettatori della merda che si sono accodati ai nuovi padroni.

Al momento le poche speranze di riscatto elettorale della sinistra (si fa per dire) sono legate al silenzio: se stanno zitti, forse, qualche voto lo raccattano. Sennò sono praterie di voti che si spalancano alla giovine Ginevra.

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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