Il 2023 si avvia ad essere un anno record per la Borsa di Milano. Ieri sono stati superati i 30 mila punti, tornando ai livelli precedenti la “grande crisi” del 2008.
I settori che hanno registrato le migliori performance sono stati tre:
1) le banche, con utili stratosferici a cui è corrisposta un’impennata del costo dei mutui per le imprese (piccole e medie) e per le famiglie italiane;
2) l’energia, a cui è corrisposta un’impennata delle bollette di luce e gas;
3) le multiutility, in larga parte partecipate dai fondi d’investimento speculativi, a cui è corrisposta un’impennata dei costi per le utenze di tutti gli altri servizi.
Come minimo ci si aspetterebbe una contrita riflessione bipartisan da parte della politica su questa situazione palesemente ingiusta, ma niente.
A sinistra è un pullulare di esperti dal parlare forbito, noti per le supercazzole e per l’attivismo, purché l’argomento siano i diritti civili.
Dell’azione di governo meglio non dirne, poiché l’ipotesi di tassare gli extraprofitti, tanto sbandierata in campagna elettorale, è subito scomparsa appena chi quei profitti li genera ha alzato tanticchio la voce.
E niente, come accade di solito nei giorni che precedono il Natale, chi ha il grano andrà dal concessionario, in gioielleria o al caldo in qualche resort. Tutti gli altri appenderanno all’albero la rata del mutuo o gli avvisi delle utenze, sperando che un pasciuto vecchio del Nord Europa (sicuramente un “frugale”) o un bambinello mediorientale (nato in una mangiatoia!!!) facciano il miracolo.
Per dire di come siamo messi.
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