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Il “contraddittorio” (parte I)

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Esempio n°1: “Opzione donna”

Per il PD Giorgia Meloni è una seconda occasione. Il suo governo fa tutto ciò che deve fare un partito di destra reazionaria:

✔️ eliminare i diritti del lavoro;

✔️ eliminare la possibilità di rivendicare migliori condizioni di lavoro;

✔️contrapporre lavoratori di categorie diverse – italiani e stranieri, giovani e vecchi, stabili e precari – realizzando il vecchio adagio “divide et impera” di quelli che un impero lo fecero davvero;

Tuttavia c’è un piccolissimo problema: per essere veramente antagonista della destra, il PD dovrebbe fare un terribile lavoro di introspezione, vale a dire guardarsi allo specchio.

La sinistra di destra

Non è facile dire al sé riflesso che le misure varate da Meloni proprio il 1° Maggio sono molto simili a quelle proposte dal PD di Letta e di Renzi, mai invertite con Bersani e Zingaretti.

Vado ad elencare:

✔️ la linea Minniti sull’immigrazione che, tra le altre cose, serve ad avere lavoratori schiavi (i migranti “servono”);

✔️ il REI invece del RdC;

✔️ il taglio del cuneo invece del salario minimo;

✔️ il ritorno ai voucher che tanto piacciono a Coop e sindacati, soprattutto quando si tratta di pubblicare statistiche tarocche sul numero di occupati e conseguenti falsi meriti da attribuirsi;

✔️ il prolungamento dei contratti a termine;

✔️ gli sgravi fiscali alle aziende;

✔️ la sudditanza dell’istruzione ai desiderata dell’imprenditoria attraverso il capolavoro dell’alternanza scuola/lavoro e la sua summa pedagogica: di lavoro si muore, talvolta ancor prima di iniziare;

✔️ la posizione acritica sulla guerra: l’agenda Biden.

Tutto questo era l’identità/programma del PD già da prima di diventare la stampella del governo Draghi, ma si condiva la pietanza con una diversa salsa retorica.

Il “Decreto precariato”

Il gesto del governo, per nulla casuale, ha avuto non solo un sapore di rivalsa fortemente simbolico nei confronti del mondo del lavoro di ispirazione socialista, ma è stato anche una sorta di “secondo tempo” delle provocazioni di ‘Gnazio Benito La Russa e altri fascisti sul significato del 25 Aprile.

Elly Schlein, la segretaria eletta a furor di popolo (i non iscritti!!!) contro il conformismo degli arrivati e la base del partito anestetizzata da anni di politiche come quelle sopra descritte, cioè politiche di destra chiamate riformismo, è parsa al solito un po’ spenta nel marcare una linea di confine netta rispetto all’armamentario meloniano.

Fare una previsione sulla durata del prossimo ex segretario del PD non è cosa da dilettanti del Risiko politico. Tuttavia, se ci è permesso dire, a noi pare che Schlein sull’economia e il lavoro non rappresenti una scelta di rottura, ma va da sé che in quel salone pieno di correnti sia difficile andare “in direzione ostinata e contraria”.

Perché Schlein abbia uno straccio di possibilità di durare servono due cose: la prima è una decisa evoluzione del registro comunicativo, finora troppo legato a frasi fatte, arabeschi lessicali e unicornismo tipico di chi parla di cose che molto probabilmente non sa. La seconda è che il percorso di autoanalisi del nuovo gruppo dirigente porti, presto o tardi, ad un rilancio di mobilitazione forte sui temi sentiti dalla gente. Magari introducendo un po’ di sana lotta di classe sul modello dei francesi invece delle supercazzole buone per le cene sulla terrazza pariolina di Baglioni.

E noi che non ci spelliamo le mani per il New Deal del PD a cosa serviamo? Beh, un po’ serviamo anche noi.

Dal nostro angolino di insoddisfazione sempre più esplicita siamo lo specchio in cui Mattia Pascal si mette a confronto con se stesso. Egli si guarda come Adriano Meis, ma nell’immagine che lo specchio gli offre vede ancora una volta l’occhio strabico di Mattia Pascal ed ha paura di essere riconosciuto: “Mi guardai. Ah, quell’occhio maledetto! Forse per esso colui mi avrebbe riconosciuto!” 

Ecco, sgamati!

*Nell’immagine in evidenza Alessia Ambrosi, partita dalla Lega e approdata a FdI. Una che indossa stereotipi e luoghi comuni con la stessa disinvoltura dello stampato floreale.

 

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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