Niente paccheri alla Benito per milfone e granny nostalgiche dell’uomo forte.
Pare che la cena del generalissimo sia saltata perché qualcuno a sinistra si è indinniato e ha puntato i piedi. O forse solo perché nel primo Vannacci ce avrebbe voluto er guanciale, mentre le Lioness di Torino Taurasia avrebbero preferito un sentore di bagna caoda, neh! Se fosse vera la prima ipotesi, sarebbe la conferma a sinistra del perseverare nei propri errori.
C’è una cosa ed una sola da evitare su Vannacci: il tema della libertà di espressione. Ma forse la polemica sul fascio all’uscio è tutto quel che resta ad un’amministrazione comunale molto presa da sé stessa, un po’ meno da una città che si sta viepiù provincializzando. Altroché rilancio dell’automotive, qua non si riesce neppure a mandare avanti gli spostapovery!
Vai con lo spoiler!
Spiaze per le signore che avevano già preso appuntamento dalla pentnòiȓa per farsi carenare da corsa, ma ve lo spoilero io “Il mondo al contrario”:
Il libro si presenta come una raccolta di luoghi comuni che, nella testa deĺl’autore, sono associati a realtà documentate. È un insieme caotico di invettive non molto diverso dai quaderni di John Doe, il protagonista di Seven. Tuttavia riesce laddove gli arabeschi concettuali e le “veroniche” del mondo intellettuale progressista non ci vanno neanche vicino, vale a dire nel far sentire una moltitudine di binari, fallocefali, rosiconi e odiatori da tastierino, ma anche di donne e uomini tristemente comuni, finalmente, compresi.
Nessuna delle affermazioni resisterebbe ad un minimo di fact checking, ma il punto non è questo. L’importante, per le categorie sopra citate, è trovare qualcuno che dia voce a un malessere sociale represso e dica loro: “ti capisco”.
Vannacci, nel bene o nel male, ha compreso l’aspetto fondante della comunicazione: un emittente deve trovare sempre un ricevente, sennò a che serve?
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