Come scrive Daniela Ranieri sul Fatto, “…il Parlamento per cui la gente (non) è andata a votare è quello che nel 2019 approvò una risoluzione per equiparare nazismo e comunismo, cioè quelli che deportavano, gassavano e bruciavano gli ebrei nei forni e quelli che hanno sconfitto Hitler”.
Il sedicente europeismo che vota una porcata del genere non fa molto meglio, in temini di profondità di pensiero, del vice del Girasagre, tale Andrea Crippa, il quale afferma con l’orgoglio tipico della persona drammaticamente ignorante che “cantare Bella Ciao è un gestaccio più grave di inneggiare alla Decima Mas”.
Ma c’è dell’altro! Basta pensare al siparietto offerto dal Vermilinguo viticultore meloniano, Bruno Vespa, che zittisce il deputato del PD Furfaro perché nel format da lecca Porta a Porta non è consentito “dire che nel servizio pubblico non si possa ospitare un signore che ha preso 530.000 preferenze (il generalissimo Fascio Decimo Vannaccio). Basterebbe questo schifo mediatico a fare cambiare canale, se non fosse che l’ “Ardito” Vespa alza l’asticella del peggior servilismo ideologico, arrivando a confutare gli argomenti di Furfaro attraverso le parole dello stesso Vannacci che aveva in precedenza sostenuto la tesi dei due momenti della X MAS, uno di eroismo bellico e l’altro, beh l’altro… Sieg Heil!
Non c’è niente da fare, il clima è questo: la maggioranza pensa di fare ciò che vuole. Quel che è peggio è che ha i numeri in Parlamento per agire democraticamente. Peccato che l’autonomia differenziata e il presidenzialismo forte siano gli arieti di un attacco portato direttamente al cuore dell’organizzazione dello Stato.
Sta calando una cappa scura sul Paese, favorita da anni di autoreferenzialità e inerzia di quella “roba” che ha ancora il coraggio di chiamarsi sinistra. Il clima che accompagna la narrazione è, naturalmente, di sopraffazione e neppure troppo sottotraccia. Lo si vede nella tv pubblica del giornalismo pecorizzato e soprattutto nelle piazze, dove basta un niente di dissenso per essere tonfati di brutto. Siamo di fronte ad una deriva tipica delle destre estreme dell’Occidente da Orban a Trump, ma pure alla legittimazione definitiva di democrazie a basso tasso di consenso.
Analizzando gesti e comportamenti senza avere la pretesa di improvvisarsi sociologi del divenire storico, si osserva facilmente che Giorgia, Vox, i neo isolazionisti Usa e, per certi versi, Le Pen e la nazi virago Weidel condividono parole d’ordine comuni. L’idea che guida il partito della premier italiota, ad esempio, è quella del partito che conquista lo Stato e crea egemonia culturale per nostalgici, rosiconi e fallocefali di varia estrazione sociale.
A chi dice che i fascisti non esistono più e che inneggiare alla X Mas è solo goliardia bisognerebbe far guardare il recente servizio di “Fanpage” sulla bella gente di Gioventù Nazionale di cui una nota carciofara va tanto fiera. I ragazzotti che inneggiano al qncə, con tanto di saluto romano, cori del Ventennio e magliette di Atreju, sono gli stessi che si candidano a diventare la futura classe dirigente del primo partito italiano.
Questa impostazione a regredire ha i suoi piccoli effetti collaterali, quali una polarizzazione del mondo in cui la contrapposizione tra democrazia e dittatura pare essere il velo che dissimula l’arroccamento di un modello di sviluppo arrivato ormai alla consunzione dall’interno.
È vero che le preoccupazioni del quotidiano fanno perdere a noi poracci concentrazione e interesse, ma quel che proprio non dovrebbe passare è il non esplicito. Vale a dire l’idea non solo di Rimbambiden, ma anche dei suoi badanti europei, che la guerra lungi dall’essere un evento congiunturale, è divenuta un orizzonte permanente.
Questa è la realtà in cui viviamo, al netto del grezzume che circonda la premier. Ne deriva che avere una posizione netta a favore della pace dovrebbe venire spontaneo come l’atto del respirare. Solo così si invertirebbe la narrazione. Il resto è un selfie di anatre zoppe al G7.
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