Pubblichiamo sul blog l’intervento di Paola Ricchiardi relativo alla ripresa proprio in questi giorni del dibattito in Consiglio Regionale sul ddl n°64, “Allontanamento Zero”. Come più volte detto anche da noi di AMA, Associazione Mare Aperto, è assolutamente fuorviante parlare di “azzeramento degli allontanamenti” o mettere sullo stesso piano l’interesse dei minori e quello dei genitori. Gli allontanamenti costituiscono una misura residuale e temporanea, talora necessaria alla tutela del minore, e non devono essere azzerati.
In pieno accordo con ciò che sostiene Monica Canalis, consigliera regionale del Pd, in prima fila sulla questione insieme all’Ordine Regionale degli Assistenti Sociali e alle famiglie affidatarie, riteniamo che l’obiettivo primario sancito dall’ordinamento italiano sia quello di garantire la sicurezza, il benessere e la cura del minore e non di preservare a tutti i costi la convivenza con i genitori. Il ddl “Allontanamento Zero”, invece, pare concentrarsi più sui genitori naturali che sull’interesse del minore.
Di seguito l’intervento della Professoressa Ricchiardi:
«Il 29 novembre 2021 è ripartita la discussione sul disegno di legge “Allontanamento zero” (n. 64), pressoché invariato nell’essenza, nonostante l’opposizione ampia della società civile (sindacati, Camere Minorili, Ordine degli Assistenti Sociali, Ordine degli Psicologi, Docenti Universitari di tutta Italia eAssociazioni) e dopo un anno di consultazioni.
Si tratta di un disegno di legge:
– nato per rispondere ad un problema che non esiste (non ci sono troppi allontanamento in Piemonte: oltre 60.000 minori sono seguiti a casa loro!);
– con scopi di mera propaganda politica su un tema poco noto, ma che attiva la partecipazione emotiva delle persone;
– fondato su un’idea antiquata della famiglia in cui prevalgono i legami di sangue sul benessere delle persone e il diritto degli adulti su quello dei minori;
– pieno di dispositivi inattuabili perché a costo zero. Per aiutare davvero le famiglie e i minori sono necessari investimenti nel settore sociale e sanitario e non un trasferimento di fondi da una parte all’altra rischiando di lasciare scoperti altri settori;
– centrato sulla convinzione che sia sufficiente fornire un contributo economico per risolvere problemi gravi delle famiglie (le dipendenze si risolvono con un contributo? La violenza si elimina con del denaro? Il maltrattamento si cancella con un reddito aggiuntivo?).
Non si può lasciare che la tradizione di solidarietà ed accoglienza che ha sempre caratterizzato il Piemonte venga smantellata da una propaganda che non guarda in faccia nessuno, tanto meno chi non si può difendere!»
Paola Ricchiardi, professore associato di Pedagogia Sperimentale all’Università di Torino, è responsabile di numerose ricerche sull’affido familiare in Piemonte e in Italia.
*Image credit immagine in evidenza, “La Repubblica”