Essendo uno di quelli che ha fatto del sarcasmo sull’armocromista, ritengo doveroso precisare alcune cose:
1) Il sarcasmo è scattato dopo aver letto l’intera intervista di Schlein a Vogue.
2) Se di mestiere facessi il semiologo e volendo commentare tutta l’intervista, avrei avuto materiale perculatorio da qui all’eternità. Purtroppo (o per fortuna) nella vita faccio altro e il mio approccio disincantato alla politica si limita, dalla mia posizione assolutamente marginale qua sopra, a metterne in ridicolo i vizi, ma anche le supposte virtù.
3) Alla luce di quanto detto da Schlein nell’intervista, credo che sia fondamentale per qualsiasi forza che intenda collocarsi a sinistra ritornare all’idea di conflitto sociale, esattamente come sta accadendo in Gran Bretagna, in Francia e in Germania: un conflitto organizzato e trasversale.
4) Come vado scrivendo su questo blog da tempi non sospetti, spero di sbagliarmi, ma temo che dal PD non vedremo nulla del punto 3).
Una forza chiaramente liberal-liberista come il PD non diventa di sinistra dall’oggi al domani, a maggior ragione se al vertice risiede una segretaria culturalmente inconsistente (esattamente come i Måneskin lo sono musicalmente) che parla per frasi fatte e che basa la propria credibilità sulla biografia da arrivata (spoiler: non è la Ocasio-Cortez nostrana), sul suo orientamento sessuale ed ora anche sull’immagine.
Come ha già detto qualcuno molto più bravo di me, le grandi contestazioni di Parigi, Londra e Berlino fanno apparire Schlein tanticchio fuori tempo in Italia, quasi un rigurgito veltroniano e postideologico degli anni 2000.
Ma si sa che il nostro paese arriva sempre tardi e così, tanto per toccare un tema economico concreto, accade che mentre Schlein parla di tutto e di niente, la UE stia facendo pressing sulla ratifica del Mes. Speriamo che l’opposizione, sulla “grecizzazione” dell’Italia, non si limiti ad una comparsata in Parlamento con un trench rosso nostalgia.
Mi piacerebbe proprio sapere quando è stato il momento esatto in cui quel buontempone di Borghi ha colto nel Pd la “mutazione genetica massimalista, figlia della cancel culture”.
A seguire il testo integrale dell’ intervista (che riporta al punto 2):
https://www.google.com/amp/s/www.vogue.it/article/elly-schlein-pd-intervista-esclusiva/amp
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