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Predappioland

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A voi piace la sobrietà del duce, l’idea di ordine e disciplina, l’intruppamento, la ginnastica in piazza e i simboli presi in prestito da Augusto e Marco Aurelio che manco sapete chi sono.

A voi piace il gruppo in cui identificarvi, perché da soli vi sentite persi, con le vostre quattro idee e un lessico troppo povero per sostenere qualsiasi confronto. Ecco perché vi scatta subito la mano tesa a Predappio. Però dai, in fondo non è tutta colpa vostra.

“In Italia fino al 25 luglio c’erano 45 milioni di fascisti. Dal giorno dopo c’erano 45 milioni di antifascisti. Ma non mi risulta che l’Italia abbia 90 milioni di abitanti”. Questa battuta di Winston Churchill è la fotografia impietosa di una nazione che si liberò dei fascisti, appendendone alcuni, ma non del fascismo. L’Italia, è sempre bene ricordarlo, non subì il fascismo. Lo inventò in un momento di tensioni sociali fortissime, culminato nel “biennio rosso”. In seguito fece del reduce ex socialista ed avventuriero Mussolini il braccio armato di industriali e agrari. I liberali di Giolitti e la monarchia pensarono di normalizzarlo, ma c’era troppa voglia di menare le mani e il modello fu esportato in Germania. Com’è andata a finire, è noto anche ai sassi, ma non al governatore del Piemonte che confonde guerra di conquista con lotta di Liberazione.

In Italia, dicono gli storici più ideologizzati, non ci fu mai un processo ai fascisti come fu quello di Norimberga, È però anche vero che non risulta agli atti che quei precisini dei crucchi, così solerti nel programmare lo sterminio di massa (proprio come fa oggi il “ragioniere” genocida Netanyahu), ebbero problemi di carenza di corda per il boia, dal momento che ne lasciarono morire parecchi di vecchiaia in Sud America. Senza contare la Ursula war der Leyen che oggi sogna una Grande Germania e tenta di imporla a tutta l’Europa.

Numeri alla mano è stato calcolato che, tra cambi repentini di casacca, fughe all’estero, intoccabili della Pubblica Amministrazione, industriali pronti a passare dalle autoblindo alla Topolino, nobili e semplici travet di regime, sfuggirono alla giustizia oltre duecentomila fascisti. Umberto Eco scrisse a tal riguardo che molti di quelli che erano stati cacciati dalla porta finirono per rientrare dalla finestra. La sciagurata  amnistia di Togliatti non rese possibile la formazione di una coscienza condivisa e la costruzione di una memoria storica, anche perché il Migliore era troppo preso ad attaccare l’impuro George Orwell che bacchettava Stalin da non vedere Borghese e Almirante fargliela sotto il naso.

Tutte queste scelte hanno tenuto viva la fiamma che ancora oggi sopravvive nel vostro simbolo. Il Movimento Sociale italiano è il figlio, ahimè legittimo, di questa storia. Un partito di dichiarata ispirazione fascista nato nel 1946 e il cui primo presidente fu proprio Junio Valerio Borghese, comandante della Decima Flottiglia Mas, un corpo militare di irriducibili inquadrati nella deriva repubblichina, che combattè accanto ai nazisti dopo l’8 Settembre.

Ma arriviamo al presente. Quello fatto di un partito che ha mantenuto lo stesso simbolo, le stesse caratteristiche e la stessa cultura del Movimento Sociale e che potete pure chiamare Alleanza Nazionale o Fratelli d’Italia per dissimulare, ma la sostanza rimane.

In conclusione, ho il sospetto che voi siate orgogliosamente tali e quali a quelli che stravedevano per adunate, balconi e “posti al sole”. Invece è andata che siamo un Paese senza memoria e, per questa ragione, ve ne state comodamente e fieramente seduti sul divano della nostalgia ricordando ogni 25 Aprile quanto vi vada stretta la libertà che vi è stata garantita da ottant’anni a questa parte.

Con garbo antifascista.

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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