Mentre il governo sbanda sulle accise, arrivando a giustificarne la reintroduzione con un paradosso irricevibile (“fanno bene ai poveri”), le opposizioni segnano il passo.
Il PD pare unicamente interessato al surreale dibattito sulle regole che ha come risultato quello di produrre gli spassosi siparietti satirici di Crozza/Letta. I 5*, avendo annusato l’aria di morte politica del loro alleato/competitor, paiono impegnati nei distinguo reciproci in vista della Caporetto delle elezioni regionali.
Peccato davvero! L’assist di Meloni&co. sarebbe stata un’occasione unica per capitalizzare un primo risultato politico importante, ma Letta e Conte sono divisi e parlano d’altro.
Il dibattito politico nel nostro Paese è a un livello così basso che nessuno affronta un problema con l’intento di trovare una soluzione, ma tutti scelgono di crogiolarsi in polemiche inconcludenti – le accise sono solo un esempio – che non portano mai a un cambio di passo in direzione di una politica capace di dare risposte ai temi STRUTTURALI.
Il nostro è il paese dei politici che vivono alla giornata, senza alcuna visione prospettica e progettuale: una compagine bipartisan di arruffoni, parolai, banderuole, cialtroni e azzeccagarbugli, sempre più spesso smaccatamente e impunemente disonesti, concentrati unicamente sul presente, il loro.
Serve a poco accapigliarsi sulla mancata proroga di un provvedimento scaduto. Certo può essere stigmatizzata la scelta di non prorogare, ma dovrebbe essere pure chiaro a tutti come questa sia una scelta assolutamente legittima e che NON prorogare un provvedimento di natura temporanea dovrebbe essere la normalità.
Il provvedimento a scadenza è infatti un provvedimento di carattere EMERGENZIALE adottato per fronteggiare una situazione in un dato momento. Si tratta dunque di prendere tempo, mettendo una ponza, per avere la possibilità (e l’acume) di elaborare un provvedimento di natura strutturale.
In Italia invece il provvisorio diventa eterno e l’anomalia si fa regola.
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