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Il valore genera l’invidia nelle menti meschine

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“Quest’idea imbecille di una società violenta e rancorosa, che ti spinge a trovare chi sta peggio di te e a dargli la colpa dei tuoi guai…”
G. Strada

Revisionisti, nostalgici e complottisti ti tirano talmente fuori dagli stracci che devi fare appello a tutta la riserva di autocontrollo per non metterti a scrivergli addosso in caps lock. Perché si può tollerare persino chi pensa che il pianeta abbia la forma delle cento lire o chi vede “gombloddi” al grafene, ma se arrivi a denigrare uno come Gino Strada dal tuo divano in pelle nera, ecco, anche no.

Io credo che tutti i laureati all’università di Salò, impegnatissimi in queste ore a ricordare i trascorsi “katanghesi” di Gino Strada con belle frasi come “uno di meno”, siano un po’ gli stessi che nei cortei del ’68 le prendevano di santa ragione nonostante fossero quasi sempre in superiorità numerica. Saranno stati gli effetti collaterali di qualche colpo di Hazet di troppo sul capoccione fascio, ma costoro sono sempre andati poco d’ accordo con la Storia e la sua lettura.

Per sgombrare il campo da ogni coda polemica da parte dei nostalgici dello zio Benny, anche di quelli che hanno avuto in dono la facoltà di andare oltre la copertina di qualche libro di storia, dico che i katanghesi furono certamente tra gli alfieri della violenza che imperversava tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta. Molti furono gli errori compiuti da parte della cosiddetta sinistra rivoluzionaria e anche da parte del Movimento Studentesco.
Tuttavia quegli anni, che io non ho vissuto, giacché ero un po’ preso a passare dal gattonare alla posizione eretta, furono anni di lotte sociali che non si sarebbero mai più ripresentate e, a mio avviso, sbaglia chi crede che furono solo anni intrisi di violenza o addirittura di guerra civile.

Credo invece che dietro alle lotte del Movimento Studentesco, in seguito divenuto Movimento Studentesco dei Lavoratori, vi fosse un obiettivo politico che nella ricca ed autoreferenziale sinistra degli ultimi trenta/quarant’anni è venuto a mancare completamente, vale a dire gettare le basi affinché il Paese potesse passare da una democrazia incancrenita, a tratti sospesa e ripiegata sull’appoggio incondizionato al capitale ad una democrazia diversa, ovvero una democrazia progressista.

Formidabili quegli anni! Peccato averli mancati per ritrovarsi oggi a vivere in un crepuscolo di fine impero.

Sarebbe potuta andare meglio.

PS: aggiungo di seguito lo splendido epitaffio dell’amico Matteo Manescotto con il quale mi onoro di condividere cose.

«Il ricordo di Gino Strada
dovrebbe essere scritto oggi
con una chiave inglese e
non con le penne bugiarde senza dignità.

Le stesse che firmano gli indicibili accordi con i tagliagole in Libia. Gli ordini d’acquisto per i bombardieri. I contratti di vendita della salute pubblica ai privati.

Certe cose sono giuste vanno fatte e basta, non richiedono giustificazione.

Non ti auguriamo eterno riposo, ma eterna lotta e pace solamente nella giustizia.
Quando tutto il mondo sarà curato »

 

 

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Esimio "signor nessuno", anarcoinsurrezionalista del tastierino, Scienze politiche all'Università, ottico optometrista per campare. Se proprio devo riconoscermi in qualcuno, scelgo De André. Ciclista da sempre, mi piacciono le strade in salita. Ci si vede in cima.
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