Da Cuperlo a Tosa è tutto un indignarsi dal pergolato di sinistra – e che sinistra! – per le parole pronunciate dal presidente del Senato della Repubblica, nonché seconda carica dello Stato, il fascista Ignazio Benito Maria La Russa.
Il compassato deputato piddino e l’acchiappalike preferito dagli unicornisti social si sono trovati su Facebook a fare fronte comune su quella che, a loro avviso, non è stata una condanna netta e inequivocabile delle botte squadriste rimediate a Torino dal giornalista de “La Stampa” Andrea Joly.
Benedette creature! Se annusate e odora di fascismo, se toccate e ha la consistenza di fascismo, ma se assaggiate e ha gusto di fascismo, allora è proprio fascismo. Inutile che stiamo a raccontarcela.
Che cosa ha dimostrato la recente inchiesta di Fanpage? Che larga parte della gioventù meloniana inneggia al fascismo. L’apologia di fascismo che continua a fare inorridire gli eredi più o meno legittimi di chi i fascisti li ha amnistiati è un indizio che rivela un corto circuito più che nella forma proprio nel merito.
Prima che politico il fascismo è un problema di salute mentale, non può essere altrimenti. Basta riascoltare il commento del solito La Russa sui musicisti semipensionati di via Rasella per rendersi conto che la sanità abita altrove.
Abolire la libertà, reprimere il dissenso, andare in strada a gridare “ǝɔnp’ǝɔnp”, corcare i giornalisti che fanno il loro lavoro è anche un crimine, lo dice quel ricettario di principi incontrovertibili, a meno di essere disturbati mentalmente, che è la Costituzione. Tutto torna: il fascismo è da dementi e proprio perché abolisce la libertà è un crimine.
Chi è democratico non esita a definirsi antifascista, chi è riottoso a dichiararsi antifascista è fascista. Tutto qua.
Neppure Berlusconi voleva La Russa dove è adesso. Ma tant’è.
Come ho commentato ieri sotto al post di Cuperlo (senza avere risposta), ho amici che la pensano più o meno come me che non passano davanti all’ “Asso di Bastoni” per evitare di avere travasi di bile, attacchi di sciolta o, più semplicemente, per non prenderle dai pronipoti del salame appeso. Ho altri amici che pensano, a ragione secondo me, che Togliatti abbia fatto una cazzata immane ad amnistiarli. Se avessimo avuto la nostra Norimberga, oggi uno come La Russa collezionerebbe farfalle, figurine o francobolli. Invece fa da coach alla coppia Schlein-Renzi nella baracconata pallonara bipartisan che rappresenta appieno la politica italiana quando esce dai salotti fintoconflittuali di riferimento. Sipario.
Invece quelli nel link qua sotto sono i teneri e coccolosi balilla che, in una calda notte d’estate, hanno gentilmente ma risolutamente chiesto a Joly di mettere via il telefonino davanti alla SEDE DI CASAPOUND in VIA CELLINI, 22a A TORINO.
Questi sono. Punto.
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