Quello che hanno fatto in Francia domenica scorsa (anche se Mélenchon rischia di trovarsi con il cerino in mano) avremmo potuto farlo noi due anni fa e risparmiarci Cristoforo Galileo Sangiuliano, il ministrocognato e la madama Garnero. Invece no, perché Letta era tutto preso a parlare di ipotesi presidenzialista da Atreju e snobbava il populista Conte.
Ora io capisco che per il nipote del consigliori di Berlusconi, con il curriculum vitae et familiae di chi è nato per stare in cima alla piramide sociale, possa risultare ostico confrontarsi con il leader di un partito che ha prodotto “perle” dello splendore di Giggino Di Maio e Laura Castelli, ma da qui a preferire il caravanserraglio dei fasci ce ne vuole. E dire che il PD, sempre lungimirante in tema di (ex) leader, aveva fatto rientrare Letta in fretta e furia proprio dal buon ritiro francese perché si battesse anima e corpo contro la minaccia del fascio all’uscio.
Bene, ora il corpo è tornato in Francia – vuoi mai che Macron possa avere bisogno del “Roosevelt” di Pisa per affossare quel rompipalle di Mélenchon – e l’anima non si è mai vista.
Una cosa è certa: la questione della leadership nel PD andrebbe affrontata seriamente una volta per tutte. Cercando di contestualizzare l’inizio della sciagurata involuzione, potremmo datarla a ridosso della Bolognina, quando fu deciso di archiviare il PCI. Ma la vera sterzata l’ha data Renzi, un vero e proprio “rottamatore” dei residui di coscienza di classe o, se preferite, della coscienza in generale.
Oggi il PD, nonostante Schlein cerchi disperatamente di non darlo a vedere salendo su carri e carretti del Pride che sanno molto di “ossessione dell’io” e meno della rivalutazione del concetto di classe e relativo sfruttamento, è di fatto un partito di centrodestra, neoliberista, atlantista, bellicista e filosionista. Si tratta in sostanza di uno dei tanti partiti occidentali di finta sinistra che servono per fungere da finta alternativa, quando non da supporto più o meno volontario, ai partiti di destra.
Dopo aver compiuto una vera e propria Restaurazione del capitale, le élites dominanti hanno scoperto che si potevano attuare politiche di contrazione dei diritti semplicemente attingendo ai nostalgici di svastiche e fasci littori, una banda di rosiconi malcelati pronta tanto a gonfiare il petto di fronte al proprio parterre elettorale di sempliciotti quanto a vendersi alla real politik di von der Leyen e soci in affari.
La difesa della democrazia (il)liberale vale ben più di ogni causa sociale. In un quadro politico generale senza alcuna possibilità di alternanza e senza alcuno spessore sociale di stampo egualitario, se non nella sola sfera dell’identità di genere, confondere la Marsigliese con l’ultima canzonetta di Annalisa è un attimo.
“🎶 Ho visto lei che bacia lui
Che bacia lei, che bacia me Mon amour, amour, ma chi baci tu? 🎵”🌹🏴☠️